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Sintesi dell'intervento di mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice sul tema “Il ruolo del Coro nelle Celebrazioni”, nel corso del Convegno di Venerdì 21 ottobre in Aula Paolo VI.
Il mio intervento non è l’intervento di uno specialista nell’arte della musica. Considerando anche il contesto del vostro raduno che avviene qui a Roma in occasione del Pellegrinaggio giubilare, ciò che desidero comunicarvi sgorga da un cuore sacerdotale che trova nella liturgia la fonte e il culmine della vita quotidiana al servizio del Signore e della chiesa e proprio per questo vede l'importanza della musica e del canto per partecipare in pienezza al mistero celebrato.
Parlerò essenzialmente di liturgia e analizzerò alcuni orientamenti da cui trovare dei consigli-suggerimenti per le corali.
"La liturgia è l'opera di Cristo" e ha aggiunto citando la Sacrosanctum Concilium “per realizzare un’opera così grande, cioè l'opera della salvezza, Cristo è sempre presente nella chiesa e, in modo speciale nelle azioni liturgiche”.
1) Il canto liturgico è un canto che scaturisce da un cuore abitato da Dio e dal suo mistero di amore per cui è un cantare nella fede, non vi è dubbio che la dimensione tecnica del canto debba essere curata e curata molto, ma vi è un cuore soprattutto che deve essere curato, un cuore che, raggiunto dall'amore del Signore, diviene capace di dare espressione alla sua risposta di amore. I componenti di una corale devono essere uomini e donne che vivono con intensità la propria relazione di fede con il Signore e trovano in lui il senso della loro vita e desiderano crescere nell'adesione al Vangelo. E fuori luogo rammentare qui in questo contesto che si è autentici cantori di liturgia quando vi è una vita spirituale fervorosa che ci si confessa e comunica abitualmente. Il canto liturgico, il nostro compito, chiede un amore ardente per il Signore, un cammino di preghiera e santità, di essere appassionati di Cristo.
2) Non è pensabile che la corale non viva il suo sentirsi con la Chiesa. La schola è chiamata a vivere il suo servizio alla liturgia per le vie di un canto che abbia questi tratti specifici:
cattolicità: cioè unità e varietà di forme
oggettività: cioè non arbitrarietà dei singoli
continuità: cioè equilibrio tra tradizione e novità
bellezza: ovvero svelamento dell'amore di Dio nel canto.
La schola vive della vita della chiesa, si pone al servizio della celebrazione, non pretende di essere la protagonista e di porsi al centro del rito assolve con gioia il compito di tradurre nel canto e nella musica il mistero celebrato.
3) Compito della schola è quello favorire la partecipazione attiva di tutto il popolo di Dio, per quanto attiene il canto liturgico e questo significa prima di tutto sostenere e accompagnare il canto di tutta l'assemblea e, d'altro canto, anche momenti di solo ascolto potranno favorire una piena partecipazione quando l'ascolto non sarà fine a se stesso ma orientato a inalzare le menti a Dio attraverso la partecipazione interiore.
4 ) La vera liturgia si riconosce dal fatto che è cosmica essa canta con gli angeli essa redime la terra la porta verso Dio. Le schole hanno la grazia di partecipare a questa redenzione della terra che è propria della liturgia. Il canto liturgico fa proprio l'invito della chiesa “sursum corda /in alto i cuori”.
Al canto liturgico è affidato il compito di introdurre gli uomini uniti in preghiera nella comunione con Cristo e poi è affidato il servizio di portare l'assemblea orante, ma anche l'intera creazione, verso l'alto verso l'altezza di Dio.
5) La liturgia è la missione non come proselitismo ma come attrazione. Quindi come indicazioni per le schole la “via pulchritudinis”, via della bellezza, L’attuale pontefice afferma che l'evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella liturgia in mezzo all'esigenza quotidiana di far progredire il bene. La chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia la quale è fonte di novità evangelizzatrice e fonte di rinnovato impulso a donarsi. La bellezza e la gioia di cui si parla non è semplice frutto del lavoro umano ma un dono che viene dall'Alto. Ciò che vale per la liturgia vale anche per il canto liturgico. E quindi voi schole cantorum siete chiamati ad essere umili ma veri protagonisti anche del compito missionario che la chiesa ha, missione che procede per attrazione. Il canto liturgico deve essere attrattivo perché spalanca la porta sulla meraviglia dell'amore e la misericordia di Dio.
Il mio intervento non è l’intervento di uno specialista nell’arte della musica. Considerando anche il contesto del vostro raduno che avviene qui a Roma in occasione del Pellegrinaggio giubilare, ciò che desidero comunicarvi sgorga da un cuore sacerdotale che trova nella liturgia la fonte e il culmine della vita quotidiana al servizio del Signore e della chiesa e proprio per questo vede l'importanza della musica e del canto per partecipare in pienezza al mistero celebrato.
Parlerò essenzialmente di liturgia e analizzerò alcuni orientamenti da cui trovare dei consigli-suggerimenti per le corali.
"La liturgia è l'opera di Cristo" e ha aggiunto citando la Sacrosanctum Concilium “per realizzare un’opera così grande, cioè l'opera della salvezza, Cristo è sempre presente nella chiesa e, in modo speciale nelle azioni liturgiche”.
1) Il canto liturgico è un canto che scaturisce da un cuore abitato da Dio e dal suo mistero di amore per cui è un cantare nella fede, non vi è dubbio che la dimensione tecnica del canto debba essere curata e curata molto, ma vi è un cuore soprattutto che deve essere curato, un cuore che, raggiunto dall'amore del Signore, diviene capace di dare espressione alla sua risposta di amore. I componenti di una corale devono essere uomini e donne che vivono con intensità la propria relazione di fede con il Signore e trovano in lui il senso della loro vita e desiderano crescere nell'adesione al Vangelo. E fuori luogo rammentare qui in questo contesto che si è autentici cantori di liturgia quando vi è una vita spirituale fervorosa che ci si confessa e comunica abitualmente. Il canto liturgico, il nostro compito, chiede un amore ardente per il Signore, un cammino di preghiera e santità, di essere appassionati di Cristo.
2) Non è pensabile che la corale non viva il suo sentirsi con la Chiesa. La schola è chiamata a vivere il suo servizio alla liturgia per le vie di un canto che abbia questi tratti specifici:
cattolicità: cioè unità e varietà di forme
oggettività: cioè non arbitrarietà dei singoli
continuità: cioè equilibrio tra tradizione e novità
bellezza: ovvero svelamento dell'amore di Dio nel canto.
La schola vive della vita della chiesa, si pone al servizio della celebrazione, non pretende di essere la protagonista e di porsi al centro del rito assolve con gioia il compito di tradurre nel canto e nella musica il mistero celebrato.
3) Compito della schola è quello favorire la partecipazione attiva di tutto il popolo di Dio, per quanto attiene il canto liturgico e questo significa prima di tutto sostenere e accompagnare il canto di tutta l'assemblea e, d'altro canto, anche momenti di solo ascolto potranno favorire una piena partecipazione quando l'ascolto non sarà fine a se stesso ma orientato a inalzare le menti a Dio attraverso la partecipazione interiore.
4 ) La vera liturgia si riconosce dal fatto che è cosmica essa canta con gli angeli essa redime la terra la porta verso Dio. Le schole hanno la grazia di partecipare a questa redenzione della terra che è propria della liturgia. Il canto liturgico fa proprio l'invito della chiesa “sursum corda /in alto i cuori”.
Al canto liturgico è affidato il compito di introdurre gli uomini uniti in preghiera nella comunione con Cristo e poi è affidato il servizio di portare l'assemblea orante, ma anche l'intera creazione, verso l'alto verso l'altezza di Dio.
5) La liturgia è la missione non come proselitismo ma come attrazione. Quindi come indicazioni per le schole la “via pulchritudinis”, via della bellezza, L’attuale pontefice afferma che l'evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella liturgia in mezzo all'esigenza quotidiana di far progredire il bene. La chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia la quale è fonte di novità evangelizzatrice e fonte di rinnovato impulso a donarsi. La bellezza e la gioia di cui si parla non è semplice frutto del lavoro umano ma un dono che viene dall'Alto. Ciò che vale per la liturgia vale anche per il canto liturgico. E quindi voi schole cantorum siete chiamati ad essere umili ma veri protagonisti anche del compito missionario che la chiesa ha, missione che procede per attrazione. Il canto liturgico deve essere attrattivo perché spalanca la porta sulla meraviglia dell'amore e la misericordia di Dio.
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