Mi chiamo Alessandro, sono un giovane studente che ha partecipato per cinque volte a questo pellegrinaggio organizzato dall’UNITALSI di Gorizia. Dopo cinque anni di esperienza vissuti in questo luogo sacro ai piedi dei Pirenei, non nascondo le emozioni che ho provato durante il pellegrinaggio. Il motivo per il quale mi ha spinto di provare questa esperienza è stata una mia decisione perché sono una persona curiosa che vuole provare tutto e ho sempre desiderato fin da piccolo andare a Lourdes. In verità l’attrazione della Santa Vergine è dovuta al fatto che nella mia chiesa è presente una grande statua della Madonna di Lourdes a cui ho una particolare devozione. All’inizio, come accade ad alcune persone, l’impatto era stato difficile e problematico: il ruolo del barelliere che dovevo rappresentare implicava una certa importanza nell’ambito delle attività dell’UNITALSI dato che il mio compito era quello di dare gioia, assieme alla figura della dama e a quella delle giovani baschi verdi, ai veri protagonisti del pellegrinaggio, cioè gli ammalati; nonostante la voglia di gustare la decisione che ho scelto ero alquanto impaurito all’idea che non ce l’avrei fatta, che non avrei avuto un buon rapporto con gli ammalati, che tipo di persone avrei dovuto incontrare e che tipo di fatiche avrei sopportato visto che il mio carattere non era propenso a eseguire tali doveri. Ricordo la prima impressione che riguarda il mio primo pellegrinaggio a Lourdes: gli ammalati. Noi crediamo che il mondo sia meraviglioso e che la vita sia facile. Io affermo che non è così. Quando ho visto per la prima volta alcuni ammalati che volevano salire su quel treno che ci avrebbe condotto a Lourdes, mi sentivo qualcosa di triste in fondo nel mio cuore: mi sono reso conto che alcuni di loro non potevano camminare perché non avevano una gamba e di conseguenza rimanevano su una barella al posto della carrozzina e certi non avevano la possibilità di parlare e di comunicare. L’altra impressione che ha suscitato in me prima di partire riguarda l’atteggiamento solidale e disponibile del personale che mi avrebbe accompagnato a Lourdes: ho incontrato gente che mi salutava con un sorriso anche se non la conoscevo, altre persone che sono state disponibili ad insegnarmi il modo in cui si trasporta un ammalato con una carrozzina oppure tutte le volte che volevo chiedere qualcosa mi rispondevano gentilmente. Un altro aspetto che ha caratterizzato la mia prima esperienza era sicuramente il viaggio in treno, sicuramente lungo e stancante ma gratificante perché è uno dei momenti in cui si ha l’occasione di stare in compagnia e la durata del viaggio è scandita da musica a suon di chitarra, da preghiere e dalla possibilità di fare amicizia.
Dopo il primo capitolo che rappresenta questo pellegrinaggio, si apre il secondo, quello più importante, che riguarda certamente la permanenza nella cittadina ai confini con la Spagna: Lourdes. Il pellegrinaggio si apre con una scena paesaggistica e montuosa e si entra in un clima solenne dove si vive una realtà sacra che riesce attrarre persone da tutto il mondo con la speranza di visitare la grotta di Massabielle dov’è apparsa l’Immacolata Concezione davanti ad una giovane e semplice pastorella di nome Bernadette. Vorrei sottolineare che è proprio grazie a mia madre che ho conosciuto la storia di questa apparizione. L’impatto davanti alla grotta è stato straordinario: tutte le volte che passo davanti al Santuario, tutti i miei problemi svaniscono e sono circondato da un clima piuttosto sereno e pacifico nonostante la grande presenza dei pellegrini vicino alla Grotta. Ma la parte più bella che mi interessa di questo pellegrinaggio è il passaggio sotto la grotta dove ho l’opportunità di toccare le pareti “sacre” su cui è apparsa Maria. Riesco inoltre a pregare più volentieri e m’immedesimo nella stessa posizione in cui Bernadette si trovava davanti alla grotta. Per farlo chiudo gli occhi e immagino l’ambiente che rispecchia l’epoca del XIX secolo e l’anno 1858, restando da solo davanti alla statua della Madonna. E’ come trovarsi in una sorta di macchina del tempo.
Il pellegrinaggio è caratterizzato non solo da una semplice visita alla grotta ma anche da altre cerimonie che si tengono in vari luoghi di Lourdes, come la Messa internazionale che si celebra nella chiesa sotterranea dedicata a san Pio X. La Messa si svolge in diverse lingue e questo tipo di funzione per me è veramente interessante perché ho la possibilità di ascoltare le preghiere in lingua straniera; non mancano la processione aux flambeaux e la via Crucis sul Calvario. Sono momenti di riflessione che ci permettono di rafforzare la nostra fede e di poter instaurare un dialogo intimo con Dio e la Santa Vergine.
Uno dei simboli più importanti a Lourdes è l’acqua benedetta, segno di purificazione dell’animo attraverso il quale Maria si riferiva ai peccatori. Gli ammalati e i pellegrini hanno inoltre la possibilità di farsi un bagno nelle piscine che ricordano la piscina di Betsaida: secondo il Vangelo di Giovanni (“v’è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betsaida, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici”) si racconta che a Gerusalemme presso la piscina di Betsaida Gesù guarì un paralitico, ma senza entrarvi e questo ci dice che l’acqua, l’immersione non hanno nulla di magico, ma è pur sempre la fede in Gesù che opera ilIo ho avuto l’opportunità di fare servizio nelle piscine l’anno scorso e di potermi immergere nell’acqua. Ero molto eccitato e emozionato non solo perché l’acqua era gelida ma anche mi stavo avvicinando a un ambiente sacro visto che l’acqua di Lourdes rappresenta la purificazione del corpo e dello spirito ed è stata uno dei segni miracolosi che ha sanato le piaghe degli ammalati.
Infine si apre il terzo capitolo, quello della chiusura del pellegrinaggio e del ritorno a casa accompagnati ovviamente da qualche souvenir, come coroncine e taniche d’acqua benedetta, ma anche da una fede più forte e da quella gioia di aver confortato gli ammalati.
In generale, l’esperienza del volontariato mi ha permesso di diventare una persona matura, di aver acquisito una formazione più sviluppata e di poter avere una visione allargata della realtà costruita non solo sul divertimento e sulla bella vita ma anche su valori più profondi, quali la sofferenza, la solidarietà, la preghiera e la condivisione.
Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutto il personale e gli assistenti spirituali che rendono ogni anno questo pellegrinaggio indimenticabile e auguro a loro che la loro attività faccia crescere le radici per un futuro migliore fondato su valori positivi: viviamo in una società in cui l’apparenza conta di più della sostanza. Faccio un augurio a me stesso che anch’io possa ritornare a Lourdes il prossimo anno a meno che non ci siano imprevisti e auguro a tutti coloro che non hanno mai provato questa esperienza di poter avere un minimo di tempo per passare sei giorni in questo magnifico Santuario. In fin dei conti bisogna provare per credere!
Alessandro Cauzer - Gradisca d’Isonzo