Il duomo di Gorizia, come l’immagine della sposa evocata dall’Apocalisse, era vestito a festa, infiorato per accogliere il nuovo Arcivescovo.
Alle 17 in punto, preceduta da un solenne scampanio dei bronzi della cattedrale cui facevano eco quelli le campane dei principali campanili della Città, sulle note del possente Ecce Sacerdos Magnus di don Stanko Jericijo, ha fatto il suo ingresso l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli.
Sempre carichi di suggestioni i momenti rituali del passaggio di testimone, La lettura in latino e italiano della Bolla papale di nomina, la consegna del pastorale cosiddetto ''degli Stati Provinciali'', la presa di possesso della Cattedra. Nella sua omelia il Vescovo Carlo, senza emozione e con voce chiara, rimarcando lo stile del suo padre spirituale, il Cardinal Carlo Maria Martini, ha invitato i presenti a cogliere, nello sguardo di Gesù, i lineamenti dello sguardo materno, paterno e dell’amato per l’amata, perché in Dio si riassume l’Amore, Deus Caritas est.
Riferendosi poi allo sguardo che Gesù fece a Pietro nella notte dei tradimenti, il presule ha detto come scoprire negli occhi di Gesù l’amore misericordioso per noi davvero ci salva, mentre nei confronti del giovane ricco, l’iniziativa, la chiamata, lo sguardo appunto di Gesù sembra fallire. Infatti dice il Vangelo il giovane se ne andò rattristato, è la tristezza ha rimarcato il vescovo di chi si sottrae all’amore.
La proposta di Gesù, esigente per quel «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». bisogna considerarla assieme al suo sguardo, altrimenti viene letta come dovere, come un ulteriore comandamento. Gesù dà amore perché chiede amore, ci dice “tu sei stato fatto a immagine e somiglianza di me che sono l’Amore, non abbassare i tuoi occhi, non lasciarti soffocare da te stesso….” Ora ha concluso l’arcivescovo siamo tutti qui sotto lo sguardo di Gesù, come Pietro teniamo gli occhi fissi sul Signore.
Certi della parola «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio»., perché all’Amore niente è impossibile.
La liturgia si è poi compiuta con uno stile sobrio da parte del vescovo, ma con la solennità propria del momento che è storico per la nostra Chiesa, dentro un tempo di grazia, l’Anno della Fede, sulle cui strade con coraggio e profezia certamente il nuovo Pastore guiderà la sua Sposa, la Santa chiesa di Gorizia, come è stata più volte chiamata.”