Un incontro atteso quello dei giovani assieme al parroco di Gradisca, con la comunità di Poggio Renatico, paese dell'Emilia in diocesi di Bologna colpito come tanti altri dal terremoto dello scorso mese di maggio. La discesa nel centro ferrarese era motivata dalla festività del patrono San Michele e per rincontrare gli amici di questa estate quando i giovani avevano vissuto una settimana di servizio e animazione con i ragazzi locali e per incontrare il giovane parroco don Simone. Invece le cose sono andate un po' diversamente. Bella la festa, come sempre ricca di umanità e accoglienza, poi la testimonianza di una messa patronale sotto la pioggia, irremovibili e coraggiosi i fedeli poggesi, tanto che alla fine il celebrante don Maurizio li ha elogiati e ha detto che una simile fermezza e fede non potrà che far risorgere più bella di prima la chiesa parrocchiale che "collassata" stava lì di fronte a tutti muta nelle sue ferite per il terremoto.
Celebrazione arricchita da un ricco intervento corale del coro e dei musicisti e da un battesimo che pur con l'inclemenza del tempo ha dato una nota particolarmente gioiosa e di speranza al vissuto non facile di quella popolazione. Mancava però il parroco di Poggio, costretto al ricovero in ospedale a Bologna per una brutta frattura alla spalla, a lui è andato l’augurio di tutta l’assemblea. Al termine della celebrazione durante la quale don Maurizio ha ritenuto di far saltare, causa il tempo inclemente, l'omelia preparata per l'occasione, i bambini hanno fatto esplodere la loro gioia partecipando a una caccia al tesoro, poi il pranzo comunitario nel tendone della comunità parrocchiale, infine verso sera la cena di tutto il paese presso il parco delle feste.
Momenti forti di comunità che fanno emergere la voglia di non mollare, di ricominciare, di vivere scegliendo l'essenzialità dei rapporti umani. Sì stringeva il cuore non poter celebrare in chiesa, inagibile e a rischio crollo, ma in piazza c'era la vera Chiesa fatta di pietre vive, di persone e di cuori e soprattutto la scelta avventata con quel brutto tempo che nulla faceva sperare ha voluto dire che la festa, il patrono, il dono della fede, Dio stesso è per tutti e non solo per chi abita dentro i sacri recinti. Una scelta di valore che forse solo da situazioni pesanti riesce ancora a farsi strada, comunque un’altra bella testimonianza di vita che ritornando a casa abbiamo tutti ricevuto e che serbiamo nel cuore.