“Gesù fa che in questo tempo abbia voglia di leggere di più il tuo Vangelo, San Antonio aiutami ad essere più attento a quanto fanno i miei catechisti per me, Gesù ti chiedo che in questi mesi che mancano alla mia Prima Comunione a Messa mi accompagnino anche i miei genitori per crescere nell’amicizia con te.” Questi alcuni pensieri che i bambini della catechesi hanno scritto sul retro di un giglio come impegno della Quaresima, da verificarsi però, come ha ricordato nell’omelia il parroco, il prossimo giovedì santo. Ed è proprio la Quaresima ormai vicina che diventa per noi il tempo favorevole per rifondare il nostro essere cristiani, ha detto don Maurizio nell’omelia, come quella lontana Quaresima del 1231 che vide Antonio predicatore instancabile e che segnò anche la rifondazione cristiana di Padova, la sua rinascita. Una partecipazione bella e motivata quella di domenica scorsa a Gradisca d’Isonzo,in particolare nelle due celebrazioni più solenni, quella del mattino, accompagnata dal canto possente del coro giovanile di Primulacco, che ha eseguito la Messa in friulano di Oreste Rosso e l’inno a San Antonio e quella vespertina. Nell’omelia sui testi della domenica il celebrate ha ricordato come il Vangelo ci inviti a superare le difficoltà che si frappongono nella nostra vita per incontrare Cristo che unico può riscattarci da una vita trascinata, portata dagli altri, senza libertà, come quella del paralitico, a una vita piena, salvata, libera. Ed è importante notare che Gesù grazie alla nostra fede può operare il bene anche agli altri, perché la fede l’amore, la grazia sono contagiosi, infatti riporta il Vangelo “Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico:..”. Ma dev’essere una fede fondata, vera, segnata da una dedizione totale, come visse e anche scrisse San Antonio nei suoi sermoni: . «Amerai il Signore tuo Dio che, creandoti, diede te a te stesso; e che facendosi uomo per te, ti ristabilì e, dandosi a te, restituì te a te stesso. Dato e restituito, a Lui dunque tu ti devi, due volte ti devi, tutto intero ti devi» E questa dedizione totale nella risposta fu in Sant’Antonio letterale: l’amore di Dio e dei fratelli in Lui bruciò a trentasei anni la sua breve e intensissima esistenza, come narrano anche gli antichi biografi: «morì per sfinimento di eccesso di lavoro e per scarso nutrimento e riposo». Al termine delle Messe la tradizionale benedizione del pane da condividere sulla mensa della famiglia quale segno di solidarietà. Nel pomeriggio l’incontro del “gruppo San Antonio” con la visione di un inedito filmato sulla vita del Santo, la relazione morale ed economica, e la comunicazione della gita-pellegrinaggio del prossimo mese di maggio a Bologna, Ravenna e Montepaolo, il più importante luogo di culto antoniano della Romagna, l’eremo in cui San Antonio ebbe la sua prima residenza italiana tra il 1221 e il 1222, dopo aver incontrato ad Assisi San Francesco e prima di diventare il famoso predicatore e operatore di miracoli attraverso l’Europa. A.T.