Una ventata di freschezza
Il cuore non è mai vecchio per amare é una delle frasi che abbiamo sentito più volte, specialmente negli incontri con le persone anziane visitate nelle loro case, ma anche negli incontri con i ragazzi, ed è una verità sacrosanta. E’stata vissuta con grande partecipazione ed entusiasmo la settimana missionaria nella comunità di Gradisca d’Isonzo, una ventata di freschezza, nella quale padre Mauro, Alessio, Diana e Gisele hanno dato il meglio di loro stessi e non si sono mai tirati indietro, anche nelle richieste che andavano al di là del previsto, dell’orario o dell’organizzato. Il loro entusiasmo e trasparenza, il loro modo di essere ha contagiato piccoli e grandi, particolarmente in quelle relazioni più personali con i diversi gruppi associativi, parrocchiali e le quasi cinquanta famiglie che li hanno accolti chi per l’alloggio, chi per i pranzi e le cene. Unica nota freddina il Duomo, che per le temperature rigidissime di questo periodo a malapena riusciva a dare l’impressione di avere qualche grado in più dell’esterno, ma questo fatto non ha cambiato la piena riuscita dell’evento. Particolarmente apprezzati dai missionari sono stati gli incontri con le scuole, la grande disponibilità e partecipazione degli insegnanti. Non meno gli incontri con i bambini della catechesi e in particolare i ragazzi e i giovani della cresima dove la forte testimonianza di Alessio ha saputo in maniera schietta e diretta colpire i loro cuori, mostrando loro che la vera felicità della sua vita non erano le mille attività, pur di successo, che lui aveva ed alle quali si dedicava pienamente, ma l'incontro significativo con qualche cosa di più grande e profondo, " la gratuità, la povertà e la fraternità" erano diventate quella fonte vitale da ricercare fino al punto da lasciare tutto e donare tutta la vita rispondendo ad una chiamata specifica del Signore nella missione. Molte le domande sono nate nel cuore di alcuni ragazzi, sorpresi anche dalla giovane età, dal coraggio di questo giovane ragazzo sardo e dalla sua contagiosa gioia e forza, svelando in qualcuno quel sogno di felicità e di realizzazione che purtroppo il mondo non offre. Una cosa è stata definita, cioé che il Signore è come il "ton-ton" della macchina sempre disposto a riorganizzare le giuste vie, per raggiungere la nostra meta che è la felicità, lasciando a noi la libertà di scegliere i cammini, che rimangono cammini o cammini di senso. Gli incontri sono stati ricchi anche con la famiglia dell’Azione cattolica e gli Scout, i quali, grazie alla loro testimonianza, si sono potuti arricchire di spunti per una catechesi più sentita e coinvolgente. Ricca e significativa la veglia e ancor di più gli incontri con gli ammalati e anziani. Un po’ da tutti poi si è avuto il riscontro di un modo diverso di fare missione e soprattutto di essere missionari, particolarmente nell’incontro con suor Diana e suor Gisele si è percepito che la missione non può ridursi a un donare e a un ricevere, a tante opere o altro, ma è insieme scambio di esperienze arricchite dalla fede, con la novità che diventano annuncio. E la Comunità Missionaria di Villaregia, che peraltro era già conosciuta da tanti in comunità per le passate quaresime missionarie, è dapprima una comunione di persone e poi apertura alla missione, la quale non è altro che lo spirito di Cristo, della comunità che non ha confini.
Crediamo di aver capito tante cose in questi giorni, ad esempio che la Messa non può non essere che “lo schema, lo stile della missione”, cioè dell’essere comunità. Dalle tante loro testimonianze siamo stati confermati nell’idea che la missione non è un’opera di convincimento o di semplici opere sociali, essa trova la sua forza nella testimonianza del “missionario”, anzi di una comunità, di un insieme di persone e nel sapere che a cambiare i cuori è sempre e solo la forza dello Spirito. Non abbiamo potuto non ripensare agli inizi della nostra missione diocesana, tante volte evocata con il rimpianto che non è più così, quando un gruppo, una vera comunità di missionari si era mossa per andare in Costa d’Avorio. Dalle parole di padre Mauro, un gigante buono, alto quasi due metri! abbiamo risentito con stile giovanile come la missione esige incarnazione, con una condivisione totale, come ha fatto il Signore Gesù, della vita della gente, anche quando c’è il pericolo, come l’anno scorso per la guerra civile ad Abidjan. Insomma siamo stati un po’ tutti provocati da una carità vera e da una fede gioiosa, da una parola calda e dal fascino di un sorriso che nei quattro missionari non mancava mai. La festa della famiglia, il pranzo comunitario per centoventi persone, tra cui diverse famiglie numerose di figli, la Messa serale con il canto del Te Deum hanno concluso l’intensa ultima giornata. Dopo aver sperimentato il respiro universale dello Spirito di Cristo nella Chiesa, ci si appresta ora ad entrare nella Quaresima per vivere nella semplicità e nella ricchezza del cammino liturgico la conversione alla Pasqua a quella vita nuova che non è solo promessa ma è già qui e adesso forza di speranza e di risurrezione. Anceh da queste righe un sentito ringraziamento alle tante famiglie che con la loro disponibilità hanno permesso il realizzarsi di questo evento, al Clan e ai suoi capi dell’Agesci Gradisca 1° per aver organizzato e gestito in toto il pranzo comunitario e a tanti che nel nascondimento hanno dato il proprio contributo.
i catechisti parrocchiali
Una tra le tante esperienze giunte al sito parrocchiale
“Ero appena rientrato dal funerale della madre di una mia amica con il cuore colmo di tristezza quando mi si è parato davanti Alessio, giovane missionario della comunità. Mi ha immediatamente colpito la serenità con cui mi ha raccontato la storia della sua conversione o, come la chiama lui, la "caduta da cavallo" che ha minato le sue certezze di adolescente assetato di pienezza e di relazioni forti. Ma ancor di più mi ha stupito la maturità di un ragazzo di appena 22 anni capace di trasmetterti l'entusiasmo della fede con una semplicità disarmante ma al tempo stesso un trasporto degno del più sapiente dei dottori della chiesa. Ho trovato estremamente affascinante il suo percorso e i valori che stanno alla base della vita della comunità di Villaregia, dove tutto è affidato con fiducia alle sapienti mani della Provvidenza e dove non vi sono gerarchie nè ruoli precostituiti: l'unica regola è "riconoscere" lo sguardo dell'altro, del povero e metterlo sempre al primo posto. Auspico che fra le comunità di Gradisca e Villaregia possa crescere un'amicizia duratura e fruttuosa.“