Autore nel 1951 il pittore e restauratore Tiburzio Donadon
Esattamente sessant’anni fa la chiesa dell’Addolorata di Gradisca si arricchiva di una pala d’altare dedicata a Santa Rita da Cascia, vissuta tra il 1381 e il 1457 e divenuta Santa nel 1900.
Autore dell’opera fu Tiburzio Donadon: un nome dalle nostre parti non molto conosciuto, in quanto attivo perlopiù nella destra Tagliamento. Tra i suoi lavori nel Goriziano si possono annotare gli affreschi della cupola del Santuario di Barbana - risalenti al 1934 - e i dipinti del catino absidale e dell’arco trionfale della chiesa di San Giuseppe a Dolegna del 1940.
Il nome di Tiburzio Donadon è piuttosto noto, invece, a Pordenone, città che gli ha dedicato alcuni anni fa una mostra intitolata «L’officina degli angeli: Tiburzio Donadon pittore e restauratore (1881-1961)» nella quale venivano illustrati i lavori più impegnativi dell’artista realizzati a Sesto al Reghena, San Giovanni di Casarsa, Claut, Pordenone, Motta di Livenza e molti altri ancora.
La pala gradiscana venne realizzata su iniziativa di monsignor Francesco Spessot, allora parroco-decano, che aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare l’artista nel suo precedente incarico pastorale a Perteole.
Si racconta che il pittore fece le ore piccole per concludere l’opera, tanto da rimanere un’intera notte nella chiesa dell’Addolorata per le ultime “pennellate” in vista dell’imminente inaugurazione.
La pala di Santa Rita venne benedetta in occasione della festa della Sacra Famiglia, nel gennaio 1951, con una solenne funzione, durante la quale intervenne la sezione femminile della Schola cantorum del Duomo di Gradisca, che eseguì la messa in onore della Madonna di Pompei del maestro Eduardo Marso.
Efficace la descrizione che ne fece il professor Armando Marizza, della quale riproponiamo alcuni passi:
«Originale la soluzione del tema per cui la Santa estatica appare tra le nubi festeggiate da angeli; il tutto forma un primo piano felicemente coordinato dal luminoso raggio che segna il miracoloso trapasso della Spina. L’opera è vivace di luce e di quel colore a basi calde, che è caratteristica personale dell’autore, e che così perfettamente armonizza con la policromia dei marmi dell’altare; anche l’architettura di questo indovinata conseguenza nell’abile soluzione degli scorci architettonici nello sfondo della pala. Correttissimo il disegno, notevoli i sapienti giochi di luce e ombra sparsi con delicata e vaporosa fattura. Il complesso è pervaso da un delizioso senso di misticismo che invita a sentimenti di profonda devozione e ci fa incantare volentieri davanti al bel volto della Santa amorevolmente estasiato».
Nelle scelte figurative di gusto tradizionale - scrive Gabriella Bucco nel catalogo della mostra - «ebbe il suo peso certamente lo studio attento dell’arte del passato, ma anche il gusto di una committenza che apprezzava un’arte devozionale legata alle simbologie angeliche».
La stessa devozione con la quale, ogni anno, numerosi fedeli accorrono per la celebrazione della memoria della Santa e la benedizione delle rose. Per il secondo anno i riti si svolgeranno in Duomo domenica 22 maggio alle 11.15 e alle 19.00, in attesa di poter rientrare nella chiesa dell’Addolorata.
Andrea Nicolausig