Lutto a Gradisca per la scomparsa a 81 anni di Adriano Pussig
Domenica mattina, 8 maggio, Gradisca si è svegliata un po’ più sola. Ci ha lasciati Adriano Pussig, semplicemente e per tutti “il professore”.
É stato per moltissimi anni un protagonista della vita gradiscana quale insegnante di materie scientifiche nella locale Scuola Media; una docenza che ha caratterizzato la sua vita e ne ha fatto una vera e propria missione. Dietro alla matematica, che sapeva spiegare con una semplicità disarmante e con tanta pazienza – anche nei casi più disperati – c’era una vera e propria passione educativa, che incarnava con quei saldi valori che caratterizzavano lo stile della sua personalità.
Il professor Pussig, classe ’29, era il classico gradiscano, capace di sdrammatizzare tutti i momenti della vita, cominciando da quelli più duri, che sapeva sciogliere con una battuta, sempre pronta, capace di mettere subito a suo agio l’interlocutore.
Era anche un fervido credente. Una fede che non aveva paura di testimoniare e di vivere nella sua amata chiesa del Mercaduzzo. Una fede da “cristiano adulto”, mai ossequiosa, ma critica. Una critica che esercitava consapevole di esprimere il suo pensiero che non era mai frutto di emozionalità, ma ragionato ed espresso con convinzione.
Aperto alla cultura, in tutte le sue forme, non era raro trovarlo su una panchina al parco cittadino immerso in libri di teologia, come di alfabeto cinese.
Non si può non ricordare il servizio alla comunità civile, come consigliere comunale e quello alla comunità cristiana come catechista e come corista. Una vera e propria passione, quella per il canto corale, che lo portò a far parte di diverse formazioni, tra i quali i cori parrocchiali prima del Mercaduzzo e poi del Duomo, sotto la guida dei maestri Sartori e Vecchies, nei quali si distingueva per la sua possente voce da basso che ha contraddistinto tantissime liturgie.
Ci ha lasciati improvvisamente proprio nel mese di maggio, un mese che lo vedeva immancabile partecipante al Rosario serale nella chiesa del Mercaduzzo, dove esercitava quello che era il suo compito da buon matematico: contare giornalmente i partecipanti alla funzione, realizzando delle vere e proprie statistiche per ogni anno, commentate poi al termine con i fedeli, dove era bello fermarsi per scambiare alcune parole insieme, facendo comunità.
“Guardo felice alla morte, perché credo, e sempre più” ci aveva confidato negli ultimi anni. É la testimonianza che lascia alla comunità della Bruma, di cui ha rappresentato una vera e propria colonna. La ricorderemo, caro professore, proprio nella sua chiesa, quando alzando gli occhi al cielo ci imbatteremo nel suo volto giovanile, ritratto nel 1950 dalla pittrice Emma Galli nell’affresco dell’Assunta.
Mandi professore, sit tibi terra levis.
Andrea Nicolausig