Forse non aveva tutte le caratteristiche della lectio, ma coloro che hanno avuto la fortuna di partecipare all’incontro sul vangelo arricchito dalla testimonianza di Mario Ravalico, già direttore della Caritas diocesana di Trieste, sono stati toccati nel cuore. E’ emersa la fede di un uomo, condivisa dalla moglie e da tutta la famiglia, capace di vivere ancora tante attese, come le ha sperimentate relazionandosi per tanti anni con quel mondo nascosto e palese della povertà di ogni genere che è indubbiamente amplificata e più visibile nelle grandi città. Si sentiva la passione di chi è capace di guardare con realismo e speranza al futuro, quando citando Isaia ci diceva “gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.”. Abbiamo notato la costanza nonostante tutto quello che può succederti nella vita, quando con trasparente serenità faceva sue le parole di Giacomo “Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte.” Una presenza stimolante che ci ha reso coscienti della concretezza dell’Avvento e del Natale, così facilmente relegati in un insieme di riti e di cose da fare, tutte sacrosante, ma che facilmente schivano l’uomo, le tante storie di cronaca che sono pur chiamate e partecipare all’unica storia di salvezza.
Abbiamo quasi toccato con mano che le parole evangeliche inviate da Gesù al Battista “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.” Sono vere, nella logica del segno, del coinvolgimento personale, ma anche nell’impegno di tutta una Chiesa, come ci è parso di scorgere tra le righe, in riferimento alla diocesi di Trieste. Ci siamo stupiti sull’elenco di povertà che ci ha fatto delle quali non sempre siamo coscienti nel nostro piccolo, in pratica ognuno ha dei buoni motivi per sentirsi povero e chiedere aiuto. Dando priorità assoluta al soddisfacimento dei fondamentali bisogni primari (fame, sete), senza i quali nessun individuo può vivere, né biologicamente, né tanto meno spiritualmente, crediamo che l’individuo sia colpito da una gran varietà di povertà e di sofferenze. Tendere la mano al prossimo per tentare di alleviare qualsiasi condizione di umana sofferenza (sia essa fisica, emotiva, mentale o spirituale), in modo tale che a ciascuno sia salvaguardata la dignità umana è un un’azione che nasce dall’amore, dalla carità. E’ un valore universale che si manifesta nel dare speranza a chi ha necessità di conforto. Purtroppo è sempre più un valore in disuso, perchè soppiantato dall’egoismo, dall’interesse e dall’indifferenza. Ma non tutto è perduto, specialmente dopo la meravigliosa serata di ascolto e preghiera che Mario Ravalico ha regalato alla comunità e che da queste righe ancora una volta vogliamo pubblicamente ringraziare.
Alcuni partecipanti