ESPOSTA A BASILIANO LA RELIQUIA DI SAN GIOVANNI PAOLO II, PROVENIENTE DA GRADISCA
Con grande emozione e devozione l’Arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato con la Messa solenne della sera ha concluso una giornata incredibilmente ricca di presenze nella bella chiesa parrocchiale di Basiliano in occasione dell’ostensione della Reliquia di Papa Giovanni Paolo II.
Per desiderio del parroco mons. Dino Bressan, la domenica Laetare è stata arricchita della dimensione della misericordia, con il forte riferimento all’autore della Dives in Misericordia, ma anche e soprattutto - ha ricordato il parroco di Gradisca nei suoi interventi durante la giornata - al testimone della misericordia e del perdono ai “nemici”.
A centinaia, sicuramente non meno di un migliaio di fedeli si sono messi in fila per vedere da vicino e venerare con un bacio la reliquia del papa che consiste in un pezzetto della talare bianca che Karol Wojtyla indossava il 13 maggio del 1981, quando rimase ferito dagli spari, in piazza San Pietro, e che il suo ex segretario personale, il cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, ha donato personalmente al parroco di Gradisca d’Isonzo.
«Questi sono giorni di grande grazia per le vostre comunità», ha detto monsignor Andrea Bruno Mazzocato, alla messa da lui presiduta, rivolgendosi a una chiesa straripante di gente. Al suo fianco, sull’altare, Giulio Saccomano, direttore del Consiglio pastorale interparrocchiale, e i parroci monsignor Dino Bressan (di Basiliano), don Maurizio Qualizza (Gradisca d’Isonzo), don Giovanni Boz (Mereto), don Adolfo Comello, vicario delle parrocchie, e don Lorenzo e don Giulio Boldrin. Una grande festa, per una splendida occasione di incontro e crescita spirituale, scaldata dal coro dei bambini e della cantoria parrocchiale. «Non abbiate paura, spalancate le vostre porte: Cristo sa cosa c’è dentro di voi»: è proprio dalle parole pronunciate dall’«amatissimo pontefice cui la malattia, alla fine, aveva rubato anche la voce», che i sacerdoti sono partiti, per introdurre la celebrazione eucaristica e la lettura del dialogo tra Gesù e l’anziano Nicodemo. L’arcivescovo, riferendosi al Vangelo del giornno, si è così espresso: «Riflettendo sulle parole di san Giovanni, stamani, mi sono venuti in mente due gesti di san Giovanni Paolo. All’inizio del pontificato, quando al termine della messa scese in piazza San Pietro e alzò il pastorale sopra i fedeli raccolti; facendo comprendere a tutti la centralità di Cristo nella vita di ciascuno, della Chiesa, del suo pontificato e alla fine, quando durante l’ultima via Crucis del Colosseo da lui non presieduta, malato, rimase in preghiera nella cappella privata abbracciando il crocefisso a sé e i giorni che lo separavano dal crocifisso, ormai, erano davvero pochi». In entrambi i casi, Wojtyla si comportò come Mosè con gli ebrei, quando, su indicazione di Dio, costruì un serpente di bronzo e lo sollevò in mezzo all’accampamento. «I santi cristiani – ha detto monsignor Mazzocato – sono quelli che guardano a Gesù crocifisso. Chi si lascia illuminare da quella luce, diventa a sua volta luce. E allora – il suo invito conclusivo – come gli ebrei dell’accampamento, torniamo a casa guardando in quella direzione. La reliquia del papa che richiama una storia, la sua vita, la sua persona, è un riflesso di Gesù crocifisso».