Se devo pensare a una parola chiave per il mio Natale non ne trovo altre più azzeccate di “cura”.
Avere cura di sé e delle persone a cui si vuole bene, ma anche di quelle con cui si ha difficoltà.
Uno degli aspetti di cui si parla meno della “crisi” - crisi che non è solo economica, ma anche dei costumi – è il senso di imbarbarimento che ci circonda. Tante persone dalle quali non te lo aspetteresti si incattiviscono d'improvviso e nascono delle situazioni spiacevoli. Anche in questo caso dobbiamo essere capaci di stare in mezzo al disagio e cogliere quello che si porta dietro. Quanti sono agitati perché perderanno il lavoro? Quanti perché pensano “magari il prossimo sarò io?”. E' qualcosa di difficile, ma se vogliamo vivere questa notte in cui siamo immersi oggi non possiamo prescindere da questo. Mi accorgo che il tempo è passato ed è arrivato il mio turno per la confessione. I pensieri generali lasciano spazio alle cose più intime.
Ma voglio lasciarvi con un augurio: che possiate provare in mezzo alle difficoltà e agli affanni, quel senso di gioia profonda che è il Natale.
“Sperimentiamo la gioia perfetta come possibile anche in questo mondo – scrisse il cardinale Martini – nonostante le sofferenze e i dolori di ogni giorno”.
Occorre avere occhi per vederla. E un cuore per accoglierla. Il resto lo fa il Signore…