Carissimo Giulio,
noi parrocchiani di Gradisca, che in questi due ultimi anni abbiamo potuto conoscerti ed apprezzarti, per le doti umane e per l’efficace e costante presenza nelle varie liturgie e nelle numerose iniziative religiose, comunitarie e sociali, vogliamo pubblicamente “dirti” la nostra gioia, commozione e gratitudine per il tuo generoso “sì” ad una chiamata grande ed impegnativa di affidamento totale a Dio e di servizio pieno alla Chiesa e alle comunità cristiane che la rendono viva e credibile.
L’attesa della Pentecoste, quest’anno, si riveste di meraviglia nuova per la Diocesi goriziana perché ai sette doni dello Spirito Santo, forza e soffio di novità di una Chiesa perennemente in cammino, si aggiunge un dono “speciale” che si fa realtà, e che testimonia l’operatività di Dio e la fedeltà alle sue promesse: un novello presbitero, un giovane che alla sua chiamata, al suo progetto su di lui, ha proclamato il suo “Eccomi”, il suo sì che, la vigilia di Pentecoste riceverà il sigillo dell’ordinazione da parte del nostro Vescovo S.E. Monsignor Redaelli. Vorremmo, caro don Giulio, che sapessi che noi ti vediamo e ti accogliamo come un dono; sì, perché se non abbiamo più occhi per riconoscere i doni di Dio, se tutto rientra in una normalità asettica e scontata, senza slanci né palpiti del cuore, significa che abbiamo perso, come cristiani, quella visione profetica che ci è stata regalata nel Battesimo e di cui dovremmo fare giornalmente memoria, magari appendendo un proclama agli stipiti delle porte, per ricordarci quello che siamo e che siamo chiamati ad essere nel disegno d’amore di Dio per noi: RE – SACERDOTI – PROFETI.
Dio sogna alla grande per noi! Ci porta ogni tanto nel deserto, nella desolazione, nella mancanza di tutto, perché ci vuole educare a riporre la nostra fiducia in Lui, ma, nella desertificazione, certo, anche delle vocazioni al presbiterato, apre una strada, chiama, nella nostra povera realtà vocazionale diocesana te, Giulio, a testimoniare che i pensieri di Dio non sono i nostri, che i suoi tempi non sono i nostri, che ci sarà sempre qualcuno, secondo il suo cuore, che sarà disposto a mettere la propria vita a servizio della Chiesa e dei fratelli.
Il tuo “sì”, caro don Giulio, vorremmo risuonasse, per la Chiesa goriziana, come un grido di gioia, di gratitudine e di speranza: vorremmo che la vigilia di Pentecoste, prostrato sul bellissimo e freddo pavimento della splendida Basilica di Aquileia, tu sentissi il calore del nostro affetto, il nostro grato stupore, il nostro “esserci” idealmente vicini a te in ognuno di quei gesti sacrali previsti dalla liturgia ricca di segni e di sapore che è quella dell’ordinazione presbiterale.
Ci piacerebbe pensare che la gratitudine e la stima di tutta la Chiesa goriziana, ti facesse sentire “scelto”; non uno fra tanti, ma l’uno, il prediletto, il chiamato, perché così, ognuno di noi, nel cuore di Dio, è!
Possa il Signore darti l’allegrezza di Maria sua madre all’annuncio dell’angelo; possa darti la di lei umiltà e capacità di affidarsi; ti corrobori nella fatica, ti dia entusiasmo indefettibile, ti regali il gusto dell’odore delle tue pecore, ti affini nella capacità di annunciare ad ogni uomo, con la Parola e la testimonianza, il suo amore, la sua salvezza, la meraviglia di una vita senza fine donata a tutti.
Auguri don Giulio! E non avere paura! La Chiesa goriziana, ma la Chiesa tutta, sono con te.
E la paura non può più albergare nei nostri cuori perché Gesù l’ha vinta per sempre, per noi, con la sua morte e Risurrezione.
DUC IN ALTUM, don Giulio!
E….Grazie!