Il saluto del parroco
Sono passati quasi duecentocinquant’anni dalla partenza dei padri Cappuccini da Gradisca, si erano infatti insediati nel 1650 per contrastare le dottrine protestanti che stavano diffondendosi, quindi con l’impegno di cattolicizzare il territorio.
Da quasi cinquant’anni poi non c’era più neppure il Terz’Ordine francescano, del quale però rimangono delle testimonianze. L’apertura della “Fraternità francescana secolare” di domencia 8 dicembre è dunque un fatto storico rilevante, ma ancor più il ritorno a Gradisca del “carisma di San Francesco”, che è stato provvidenzialmente preceduto da quello antoniano, ma pur sempre francescano, quattro anni fa con la visita delle Insigni Reliquie di Sant’Antonio provenienti dalla Basilica patavina. E’ quello francescano un carisma prezioso che in questo tempo della Chiesa richiama indubbiamente agli insegnamenti di Papa Francesco, il suo stile, la sua amabilità, il suo desiderio di riforma nello spirito del Concilio. Ma Francesco d’Assisi ha potuto essere un fattore determinante per il rinnovamento ecclesiale nel suo tempo proprio per aver riconosciuto la vita della Chiesa e la stessa gerarchia come realtà interne ed essenziali al proprio carisma. Non a caso san Francesco ben presto sentì il bisogno di fare approvare la propria regola di vita dal “Signor Papa”, Innocenzo III. Non dunque una realtà, una vita, una struttura parallela, bensì nella Chiesa e per la Chiesa. Al contrario di molti movimenti pauperistici coevi, che reputavano la Chiesa troppo “carnale” e peccatrice, concependosi ad essa alternativi, il movimento francescano ha riconosciuto fin da subito la Chiesa come suo ambito vitale. Oggi viviamo, pur con coloriture diverse, un po’ la stessa realtà. C’è bisogno non tanto di cattolicizzare quanto di evangelizzare nuovamente le nostre comunità, di saper superare le critiche interne che cristiani singoli ma anche alcune stesse realtà ecclesiali fanno alla Chiesa nei diversi ambiti, quasi che chi critica si ponesse al di fuori o peggio ancora al di sopra della Chiesa stessa. In una parola c’è bisogno di umiltà perché, sono parole del Papa, “senza l’umiltà, senza la capacità di riconoscere pubblicamente i propri peccati e la propria fragilità umana, non si può raggiungere la salvezza e neanche pretendere di annunciare Cristo o essere suoi testimoni”. “La Chiesa – ci diceva Benedetto XVI – non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza. E quando la gente, vede questa testimonianza di umiltà, di mitezza, di mansuetudine, sente il bisogno di ritornare da Dio”. Questo la comunità si aspetta dalla nuova Fraternità che poi porta un nome che è un programma, quello del Servo di Dio don Tonino Bello.
"Il mio sogno", diceva don Tonino Bello, "è portare il sorriso, il coraggio e la speranza a tutti coloro che incontro". Che sogno meraviglioso quello di don Tonino, difficilissimo da realizzare, ma che lui è riuscito tante volte, durante la sua vita terrena, a tramutare in realtà. Come ha fatto? Come è potuta accadere una cosa simile? Per rispondere a queste impegnative domande, mi rammento le parole di Papa Paolo VI: "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni". Ebbene, don Tonino Bello è stato sia testimone che maestro, derivando da ciò il suo immenso carisma francescano. Possano allora questi tre grandi protettori della nuova comunità francescana di Gradisca intercedere presso il Signore affinché non perda mai il sapore dell’Evangelo.
don Maurizio Qualizza