La chiamata del giovane Samuele è il lieto motivo della liturgia odierna perché ci invita a cogliere nella nostra vita la presenza di Dio, una voce che ci chiama, sentirci "oggetto" di un amore più grande! E’ l’esperienza che fa sulla sua pelle anche Giovanni Battista che fin dal suo concepimento, prima di vedere la luce, "sente" questa presenza di Dio che diventa per lui "chiamata" e per questo esulta in Elisabetta che esclama: "Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. Certo anche Giovanni faticherà a riconoscere il Messia, atteso sotto altre vesti, con altri stili … mischiatosi poi sulle rive del Giordano tra la folla dei penitenti o dei peccatori … eppure il Battista intuisce che Dio può giungere inatteso … in modo inaudito … Sconvolgendo i piani e gli schemi previsti, le attese degli uomini ... é bello notare che Giovanni lo vede passare accanto a sé e lo indica ai suoi due discepoli, Giovanni e Andrea con quella bellissima esclamazione – professione di fede che rimarrà nei secoli una delle più alte da esser inserita nel momento più alto della liturgia Eucaristica:"Ecco, è lui l’agnello di Dio".
Per riconoscerlo però non basta guardare, bisogna fissare lo sguardo, fermarsi in modo prolungato su Gesù.
Un’ultima annotazione: "se abbiamo incontrato Cristo nella vita, non superficialmente, ma con forza e verità", se egli ha un peso, un significato nella nostra vita, c’è stato qualcuno che ce l’ha indicato, uno che su di lui , prima di noi, aveva fissato lo sguardo …
Che cosa può dire a noi oggi questa Parola?
Che certo anche per noi a volte è difficile riconoscere la presenza del Signore, anche noi lo attenderemmo volentieri sotto altre vesti, quelle di uno che ci risolva i problemi, che si faccia sentire in modo "forte" nei drammi della storia (si sente spesso dire: perché Dio permette questo e quello?), non ci va di riconoscerlo presente in quella folla che è la sua Chiesa e che sappiamo essere peccatrice come tutti, come la folla sulle rive del Giordano….
Per riconoscerlo però, sembra dirci la Parola, anche per noi non basta guardare, non basta cioè un’esperienza superficiale di Lui, come rischia di essere il semplice partecipare alla Messa (e sentirmi a posto), oppure fare un gesto di carità una tantum (e sentirmi a posto), o appartenere a un’associazione, essere... chessò, amico di un prete (e sentirmi a posto) …
No! Per riconoscerlo bisogna fissare lo sguardo, cioè fare un’esperienza profonda di Lui, fare in modo di avere pian piano, come ci ricorda l’apostolo Paolo, "gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil. 2,3). Fare della preghiera il respiro della nostra giornata, concepire il nostro essere in comunità come una partecipazione attiva, non lasciando cadere quei momenti di crescita, di formazione, di gioia che ne caratterizzano la vita …
Infine la Parola di oggi ci invita a riconoscere e ad essere riconoscenti a quei "Battista" che nella vita, forse senza accorgersene, ce l’hanno indicato come l’Agnello, cioè l’amico, il riferimento, il senso che può dare pienezza, compimento, gioia, realizzazione alla nostra esistenza.
Chiediamo al Signore la grazia di credere e di vivere questa Parola.
don Maurizio