La prima lettura di questa domenica riporta i dieci comandamenti, queste leggi che, oggi sembra vadano all’uomo particolarmente strette, strette alla sua voglia di libertà, alla tentazione di dominio sugli altri, al suo voler estromettere Dio dalla propria vita. La cronaca drammatica di questi giorni lo conferma ancora una volta! Spesso rischiamo di considerarli come dei “grandi e pesanti” no! Questo perché in realtà non teniamo conto della premessa, quella che nel libro dell’Esodo recita così: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile». L’avvenimento della liberazione degli ebrei dall’ Egitto è il fatto senza il quale i comandamenti rimangono incomprensibili, essi sono fatti per “rimanere nella libertà”, vista come dono di Dio, sono in effetti dei grandi “sì” alla vita e all’Uomo!
Il Vangelo oggi ci presenta un Gesù inedito, con quel gesto che sorprende, e non solo perché sembra lontano dal suo “stile”, quella mansuetudinis Christi, come sottolinea l’evangelista Luca, ma soprattutto perché si proclama Figlio del “Padrone di casa”, e denuncia lo scandalo del mercanteggiare il rapporto con Lui, o ritenerlo una pratica formale, ridotta al “sentirsi a posto” con il semplice offrirgli qualcosa. In tal senso il monito assume una validità perenne; oggi come ieri incombe sulla coscienza l’illusione di tacitarla con l’osservanza esteriore del culto o magari col metter mano al portafogli. In realtà la fede implica ben altro come appare anche dal seguito dell’episodio. Gesù ci chiede di vivere “nella verità” il nostro rapporto con Lui, con Dio Padre, riconoscendo il fatto fondamentale, che siamo stati liberati da quell’Egitto e Faraone che è il nostro peccato, il nostro destino verso la morte, in una parola che siamo stati oggetto e lo siamo continuamente della sua misericordia.
Allora il vero culto di cui parla il vangelo, il vero tempio è la nostra vita secondo il Vangelo, siamo noi, è un’esistenza all’insegna dell’Amore. E’ praticare, vivere quel comandamento nuovo che è l’anima di tutti gli altri e il compimento della Legge antica: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri» (Giovanni 13,34).»
Scriveva Dietrich Bonhoeffer, pochi mesi prima della sua tragica fine: “Dio è impotente e debole nel mondo e, soltanto così, rimane con noi, e ci aiuta. Cristo non ci aiuta in virtù della sua onnipotenza, che ci sovrasta, ma ci aiuta in virtù della sua sofferenza, quindi, in virtù della fraternità e solidarietà fondata sul fatto di essere sceso fino al nostro livello umano …”. E’ bello contemplare questo “amore nuovo”, superando ogni legalismo del cuore,…. in questo tempo di Quaresima verso la Pasqua di Risurrezione.
don Maurizio