«La pubblicazione si apre con le vicende storiche degli organi delle chiese gradiscane dei quali l’autore, senza pretesa di definire in modo definitivo gli eventi, descrive le dinamiche che hanno portato alla costruzione e al mantenimento dei preziosi strumenti iniziando la disamina a partire dalla seconda metà del XVII secolo, periodo di massimo interesse per la musica sacra e di particolare fervore di risorse ed iniziative.
Lo testimoniano i notevoli documenti archivistici trascritti risalenti agli anni 1672 e 1674 e quelli del secolo successivo, redatti da organari del tempo come Eugenio Casparini, Pietro Nacchini e Gaetano Callido. La storia degli organi, ricostruita non senza qualche difficoltà, ha fatto emergere piacevoli sorprese e dinamiche tutt’altro che scontate che emergeranno nel corso della presentazione e nelle quali il lettore può piacevolmente immergersi mediante la lettura del testo.
Le cronache parrocchiali sono protagoniste anche nella seconda parte della pubblicazione dove l’autore ricostruisce la storia degli organisti che nel tempo si sono susseguiti nelle varie cantorie della fortezza, iniziando da Alessandro Martelli, in servizio dal 1672 al 1674, maestro di scuola designato dalla deputazione gradiscana ed organista. In questi anni infatti viene costruita una cantoria che permette di passare per quanto riguarda la liturgia dal cantus firmus ad un accompagnamento musicale liturgico: Martelli ne fu il primo interprete. E così vengono riportate le informazioni relative alle vicende biografiche e "musicali" anche dei suoi successori come don Giovanni Franelli, padre Filippo Martorini, ed altri: i redattori delle cronache parrocchiali, da buoni, attenti e critici osservatori non risparmiano critiche, attestazioni di stima ma anche narrazioni di "incidenti di percorso" che si verificavano allora come oggi.
"Per la Madonna del Carmine in choro poi fu cantata quella stessa, che cantossi nella festa del Corpus Domini, con questa distinzione, che allora non si potè terminar tutta per causa de per l’altezza del organo si rompevano tutti li cantini de viollino ora essendo alquanto abbasato cioè un tono, e ciò per mano del novello nostro organista che ingenosi a ridurlo a tal statto con levarli e mutarli alquante canne del loro ordinario sitto provisionaliter si cantò tutta intiera resistendo tutti gli strumenti, e voci. L’organista, ed il suo compagno per toccar assieme le trombe lo feci venire io a mie spese dal seminario di Gorizia, e mi vene a costare lire 24, vi fu ancora il sig. Francesco Pelos con il suo violino, che graziò di sonare mediante il sig. Francesco Lottieri" . Così ad esempio annota il parroco in occasione di un problema…meccanico, nel 1747. In questa parte si può notare come la musica sacra si è evoluta nel tempo, quali fossero stati i "generi prediletti" e le dinamiche sviluppatesi attorno alle formazioni corali che animavano le liturgie delle chiese gradiscane: spesso ricorrono in questa parte i nomi noti e meno noti di compositori locali e non le cui partiture venivano eseguite nel corso del tempo da organista e cantori: nomi che troveranno una buona e sistematica collocazione, assieme ai titoli dei brani musicali, nell’ultima parte del libro. Nella terza parte sono stati infatti inseriti gli inventari dei fondi musicali del Duomo e della Bruma, che grazie al lavoro dell’autore sono stati sistemati e messi al riparo dai frequenti rischi di deterioramento, dispersione o appropriazione da parte di terzi».
Christian Massaro