Facebook e playstation? Meglio riscoprire l'antica arte di suonare le campane.
È la scelta "controcorrente" di un gruppo di giovani gradiscani che, anzichè trascorrere ore ed ore ad inebetirsi davanti a uno schermo, svolgono un prezioso servizio alla comunità parrocchiale di Gradisca. E contribuendo a tenere in vita una tradizione che rischiava di cadere nell'oblìo, non solo nella cittadina della Fortezza ma un po' in tutto l'Isontino.
Si tratta del Gruppo scampanotadòrs di Gradisca, sorto alcuni anni fa da un'idea del parroco don Maurizio Qualizza a trent'anni dalla scomparsa dell'associazione originaria. Ma neppure il più inguaribile ottimista avrebbe potuto immaginare che tale pratica si sarebbe diffusa fra i ragazzi più giovani. Suonare le campane è un'arte, una forma culturale spesso trasmessa magari solo oralmente dagli anziani del paese.
Un'arte che a Gradisca rivive invece grazie ad un gruppo di scampanotadòrs giovanissimi – ma che ormai vantano una invidiabile esperienza, avendo iniziato da poco piu' che adolescenti – e motivati. Vuoi per un cronico problema di mancato ricambio generazionale, vuoi per la progressiva elettrificazione dei nostri campanili, la tradizione rischiava di sparire. «La nostra arte – spiega con orgoglio Daniele Roppa, ormai uno dei veterani con i suoi...18 anni - consiste nel percuotere a ritmo le campane, utilizzando i battacchi che vengono appositamente legati a una corda o una catena in modo da trovarsi a una distanza ravvicinata alla campana, o a distesa (in friulano, "il dopli")». Il gruppo è composto da ragazzi dai 12 ai 21 anni. L'ultimo “concerto”, in occasione della Festività dell'Assunta, è stato ascoltato con gioia e partecipazione dai fedeli e anche dai tanti visitatori della fiera ornitologica di Ferragosto.
Ma non basta, perche' i ragazzi hanno fondato anche un gruppo corale: i Sacri Cantores Theresiani.
Insomma, un amore per il sacro che oggi, in una società cosi' relativista, fa notizia.
“Per noi è un onore renderci utili in parrocchia con questi servizi– spiega ancora Roppa -. Le campane scandiscono la vita di una comunità, ne sottolineano i momenti di gioia e quelli di lutto”.
Andrea Nicolausig, giovanissimo esperto di storia locale e fra i fondatori del gruppo, è una miniera di informazioni. Nel recente passato ha dato alle stampe un volume che ripercorre la storia dei campanili gradiscani.
«Quella di suonare le campane è una tradizione che a Gradisca è stata presente sino agli anni Cinquanta – ci aveva raccontato –. Noi abbiamo deciso di provare a cimentarci un po' per gioco ed un po' per trovare una forma nuova, originale di servizio alla comunità parrocchiale».
Varie melodie sono tenute in un apposito fascicolo conservato gelosamente dai ragazzi. Sarebbero addirittura una trentina. Le più celebri? La Wipausca, l'Ave Maria, la Sclava, la Maria Zell, "che dal Frari", "che dal Willi" ciascuna con le sue tecniche.
«Una particolare è il Campanon – così ancora i ragazzi – che consiste nel far suonare la campana maggiore a distesa e le altre due minori "a scampanio"».
Il gruppo è attivo in occasioni delle maggiori ricorrenze religiose ed è spesso invitato in altre comunità della diocesi.
Inoltre da alcuni anni il gruppo organizza in città la Rassegna campanaria "Città di Gradisca", ove si affrontano a suon di melodie e di decibel "celesti" una quindicina di squadre del Goriziano.
Inoltre vengono pure organizzati dei corsi che permettono a tutti di apprendere questa splendida arte salvata dalla polvere dell'oblio da un gruppo di ragazzi "controcorrente".
(l.m.)