Sembra che tutta l’attenzione di questi giorni sia per le prossime manovre politiche e sui soliti discorsi economici sulle borse, sullo spread, ecc. Di fatto poco spazio viene concesso all’evento per eccellenza, il Natale di Cristo, gli interventi del Papa.
Ma le famiglie, al di là di tutto, si riprendono il loro spazio di libertà da tutti e da tutto e si ritrovano davanti al presepe, costruiscono in svariati modi “quel piccolo mondo” di duemila anni fa che accolse il Redentore. Cosa rimanga poi di questo evento annuale, dei segni religiosi del Natale, particolarmente dei presepi non ci è dato ovviamente di sapere, ma sono pur sempre un segno reale che abbiamo bisogno di un “di più” dentro il nichilismo ontologico del nostro presente.
Sembra quasi che con il presepe si voglia dire che in fondo noi dipendiamo dal Mistero e da Dio, perchè se così non fosse dipenderemmo in senso di schiavitù dai sistemi di potere e dalle ideologie. Se nella grotta di Betlemme non ci fosse più posto per il Bambino Gesù, da quale nuovo salvatore potremmo attenderci una soluzione per questa crisi globale?
Il presepe in famiglia può essere letto anche come una segno-invito-provocazione a far “abitare” dalla presenza di Dio, il «deserto» del mondo d’oggi.
Voglia il Signore che questo avvenga davvero.