E’ conosciutissimo il Vangelo di questa domenica riportato da tutti e tre gli Evangelisti (ad eccezione di Giovanni) che ci presenta l’approccio di Gesù con un “tale”, nel quale potremmo riconoscerci un po’ tutti, che è alla ricerca di qualcosa che va al di là della conoscenza e dell’osservanza dei Comandamenti e che ha a che vedere più con l’”essere” che col “fare”, più con il cuore che con la logica e la mente. Così (riassumendo un po’) ha esordito il Parroco di Gradisca nella sua Omelia domenicale, in Duomo, nella quale ha toccato, con garbo, ma con fermezza, una tematica sulla quale non si può far a meno di ragionare e che riguarda, potremmo dire, il rovescio di ciò che fa il “tale” e cioè la nostra disabitudine a cercare o a ricercare la nostra mancata passione per la vita, il nostro entusiasmo stroncato dalla quotidianità, il nostro star comodi e ripiegati su noi stessi, senza ricordarci che siamo chiamati ad essere, in virtù del Battesimo, Profeti, non di sventura, ma di speranza. Dalle riflessioni di don Maurizio, legate soprattutto alla sua delusione di Pastore, che si ritrova a fare i conti con la dura realtà (solo venti ragazzi su quaranta si sono ritrovati insieme per iniziare il cammino della Cresima), traspiravano il dolore e l’impotenza di chi crede che l’incontro con Cristo sia basilare per guardare al mondo con occhi nuovi e con entusiasmi ritrovati per avere risposte agli interrogativi di sempre: Chi siamo?, Da dove veniamo e dove andiamo? Qual è il senso della vita e, in specie, quello del dolore? Le nostre risposte sono sempre vaghe, imbarazzate, teologiche, poco interessanti e credibili, perché non sostenute da una visione della vita che affonda le sue radici nella Parola e in Colui che la Parola ha realizzato in pienezza. Il Parroco, nella sua Omelia, ha voluto mettersi, e metterci, nella verità, lanciando a tutti quel salutare tormento della mente che, forse, può avere il potere di scuoterci dall’accidia, uno dei vizi capitali più bazzicato nel nostro tempo. Ha detto con chiarezza: non siamo più (con sottolineatura di quel “siamo” che ci trova tutti coinvolti in questa difficoltà!) in grado di educare, di dire parole significative alle nuove generazioni, di supportare scelte, magari controcorrente nella positività, dei nostri figli e dei nostri ragazzi perché oggi la parola d’ordine sembra essere “conformarsi”. E ha individuato il primo motivo della nostra povertà e incapacità di aiutare le nuove generazioni a volare alto, in quella “desertificazione” del cuore, dei sentimenti e dei valori veri, cui ha fatto riferimento il Papa nel discorso di apertura dell’Anno della Fede. E’ tempo di lasciare da parte le troppe diagnosi, studiate a tavolino, per passare a scovare, con urgenza, terapie d’urto e a lunga gittata (ah, la pazienza di Dio!), capaci di immettere linfa nuova nei cuori dei giovani, certo, ma in primis, nei nostri. Il Maestro insegna: “Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amo’. Altro che trattati di psicologia e teologia! Verranno anche quelli, ma l’Amore e il sentirsi amati sono la condizione sine qua non sarà possibile cambiare la nostra vita e quella degli altri, la società e la storia. Non a caso nel fecondo e breve pontificato di Giovanni XXIII sono rimasti due pilastri indimenticabili: il Concilio Vaticano Secondo per gli addetti ai lavori, soprattutto, e il “ discorso della luna”, per tutti! E se ci riconosciamo in quel “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”, possiamo ritenerci fortunati, perché se stiamo con Lui, niente ci fa paura, neppure i fallimenti. E anche su questo tema Gesù continua ad essere il Maestro per eccellenza! Quando un’omelia ci interpella, ci “sveglia”, ci induce a metterci in discussione, ci fa anche un po’ male, e la rabbia ci monta!, perché ci sentiamo giudicati (ma perché siamo sempre in difesa?) allora dobbiamo riconoscere, a forza, che ha raggiunto lo scopo per cui è stata pensata e donata. Anche perché Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per dare loro una più duratura e più grande (Manzoni): Il centuplo quaggiù e l’Eternità (non senza persecuzioni!!!) E scusate se sembra poco! Forse i tempi sono maturi per lasciar soffiare lo Spirito e dar vita ad un sano e serio interrogarci su quanto vogliamo metterci in gioco per il bene dei nostri ragazzi che è poi, tout-court, il nostro bene.
Alfreda Molli