Sì é concluso il pellegrinaggio della nostra Regione Friuli Venezia Giulia ad Assisi per l'offerta, a nome di tutti i comuni d'Italia, dell'Olio per la lampada votiva sulla Tomba di San Francesco.
Di seguito l'omelia tenenuta nel corso della celebrazione Eucaristica ufficiale da Mons. Dino De Antoni.
Assisi, 4 ottobre 2012
Eccellenze,
Reverendi Ministri generali,
Autorità civili e militari (comunali, provinciali, regionali),
Signor Ministro rappresentante del Governo,
carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
bratje in sestre,
fradis e surs,
e voi tutti qui presenti,
Noi oggi, con un delicato gesto di amore e di gratitudine, abbiamo acceso la lampada dei Comuni italiani, perché vogliamo guardare a Francesco come al nostro “padre e maestro”, come lo definisce Dante (Paradiso, XI, 10).
Da tutto il Friuli Venezia Giulia siamo convenuti in questa splendida Basilica animata dal penetrante racconto della vita di Francesco ad opera di Giotto e ci siamo uniti al popolo di Assisi e ai molti pellegrini volendo, con l’accensione della lampada, significare il nostro affidamento al Patrono d’ Italia. Lo facciamo anche a nome di tutta la Nazione, perché l’olio continui ad ardere, accanto alla tomba del Poverello di Assisi.
Ma il nostro convenire qui è segnato anche dal desiderio di varcare con Francesco la Porta della Fede, in questo anno voluto da Benedetto XVI per ricordare i 50 anni dalla fine del Concilio Vaticano II e i 20 dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Alla scuola di Francesco, allora, vorremmo imparare a vivere l’Anno della fede con lo slancio che caratterizzò tutta la sua vita, con il senso della lode e con una profondissima gratitudine, un’incrollabile fiducia e capacità di abbandono in mezzo alle difficoltà e agli insuccessi del suo cammino.
Per lui il credere fu principalmente brama di “vivere secondo la forma del S. Vangelo “ (T. 15-19), che non considerò un libro da consultare, ma un’avventura in cui entrare, un dinamismo da far crescere camminando. Non si trattava per lui di prendere un libro e di leggerlo, ma di accogliere l’invito: “Vieni e seguimi”. Sarà così anche per noi: ricordare il Concilio e riprendere in mano il catechismo della Chiesa universale non significherà solo riprendere in mano i documenti conciliari e rileggerli, ma mettersi alla scuola del Maestro con la stessa docilità che Francesco ha posto alla scuola del Vangelo.
Con Francesco, allora, vogliamo varcare la porta della fede, imparando a protenderci, dirigerci, gettarci nelle braccia di Cristo. Da Francesco impareremo che credere è guardare il mondo nella luce del mistero e che, grazie alla fede, si compirà in noi una vera e propria metamorfosi; desideri, intenzioni, decisioni prenderanno una forma nuova, corrispondente a quella del Cristo. Ciò domanderà una vera e propria conversione che donerà uno sguardo nuovo e un modo di leggere la creazione: un modo sapiente e misericordioso, profondo e amorevole, sereno e non semplicisticamente ecologico… Siamo venuti, dunque, anche per chiedere a S. Francesco di leggere il mondo con occhi di fede.
Nella sua lettera apostolica “Porta Fidei” il S. Padre parla di forza e di bellezza della fede, perché essa è incontro con la bellezza del mistero di Dio che si rivela. È davvero così: l’esperienza di Francesco lo conferma. Nella chiesetta di S. Damiano egli fu inondato da una luce abbagliante. In quell’istante fu conquistato interiormente da una potenza che aveva la forma dello splendore. La luce che viene da Dio è amica per natura: attrae senza violenza, conquista perché affascina, non inganna né seduce. A S. Damiano l’icona della bellezza di Dio è il Cristo che stende le braccia sulla croce e invita a restaurare la Chiesa.
Dall’esempio di vita di Francesco scaturisce il metodo per l’edificazione non solo della Chiesa, ma, con le debite distinzioni, di tutta la società civile: un metodo sempre costruttivo, oggi così necessario in tutti gli ambiti dell’umana esistenza, in questi anni difficili, non privi di rischi, che richiedono un serio ripensamento e profonde trasformazioni. La crisi nella quale ci troviamo non è solo crisi monetaria, economica e sociale. Essa ha le proprie radici in un pericoloso decadimento etico, che rivela la grave carenza di valori della nostra cultura attuale. Il Poverello di Assisi, con il suo insegnamento e il suo esempio, può indicare le vie di un risanamento spirituale che, solo, può aiutarci a camminare nella speranza verso un futuro più umano. Egli ci aiuta a vedere i pericoli di un’avidità di possesso che ha come inevitabili contropartite l’umiliazione dei poveri, la disonestà e le violenze. Francesco può insegnarci le vie della non violenza, del dialogo fiducioso e della solidarietà con tutte le fragilità presenti nel mondo e anche nella Chiesa. Può indicarci le vie della generosità, della fraternità universale e della pace.
L’Italia, ma anche il mondo intero, ha sete dello stile di vita che fu del nostro Santo Patrono. Tocca a noi praticarlo, a cominciare da chi tra noi è chiamato a pubbliche responsabilità nella Chiesa e nella società. Siamo qui dunque per invocare Francesco e per accendere la lampada che arderà presso la sua tomba. Grazie al dono dell’olio, essa sarà come una preghiera continua per la Chiesa, per il nostro Paese e per il mondo.
mons. Dino De Antoni
amministratore apostolico di Gorizia