“Figlioli, questa è l’ultima ora...”; proprio queste parole ci riserva oggi la liturgia nella prima lettera di Giovanni (1Gv 2,18). Possiamo ben dire che ogni ora del tempo umano è in certo senso l’ultima, perché sempre unica e irripetibile. In ogni ora passa c’è qualche particella della nostra vita che non tornerà più. E ognuna di tali particelle – benché non sempre ce ne rendiamo conto – ci proietta verso l’eternità.
Con questo spirito ha vissuto tutta la sua esistenza anche don Giovanni Battista Coassini, ce lo siamo già detti tant
e volte…….forse quest’immagine potrebbe metterci una qualche paura…., lasciamoci allora attirare da quella frase del vangelo sempre di Giovanni, laddove dice: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1,16). Non è questa forse una chiave per comprendere il senso di questo ritrovarci stasera, il senso profondo dell’anno che sta per terminare? Che non ha bisogno di…., non richiede spreco, cose insensate, sballo, morti sulle strade…. come purtroppo succederà………ma richiede semplicemente un cuore aperto che sappia riconoscere e sappia dire “grazie!”
Non so come degli amici miei riusciranno a dire quest’anno questa parola, ma io prego stasera perché la sappiamo dire anche loro, sappiano riconoscere la “grazia” che è nelle loro mani, che segna nell’amore la loro vita presente…. “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” Ma che cos’è questa grazia? Non il miracolo, non un salvacondotto che ci “liberi” dalle croci della vita, certo lo vorremmo…….. ma neppure Gesù l’ha voluto per sé quel salvacondotto…….questa grazia è una realtà interiore, é una pulsazione misteriosa della vita di Dio nelle nostre anime, é un ritmo interiore dell’intimità di Dio con noi, e perciò anche della nostra intimità con Dio, è quel “qualcosa” che sfugge ai nostri occhi, direi alle leggi della medicina e della fisica e per la quale ogni persona ha sempre diritto alla vita e ad essere accolta ed amata…. Dicevamo che é un ritmo interiore dell’intimità di Dio con noi, ma con quale Dio?, non con colui che è impassibile, insensibile, lontano, ma con l’Emmanuele, il Dio con noi, per il quale appena nato non c’era posto nell’albergo e per il quale alla fine gli hanno trovato sì un posto, ma sulla croce!
Stasera al termine dell'anno la Liturgia ci ha fatto riascoltare il prologo del vangelo di Giovanni. Il "Verbo", ovvero "Parola", che si è fatta carne e che continua a “farsi carne” ad assumere il volto del nostro prossimo, dei nostri bambini, dei fratelli e sorelle che incontriamo per strada, cioè nelal nostra vita….. Questa è la novità, non i sogni che tanti si fanno, specialmente questa notte, augurandosi non si poi che cosa………. Quasi che questa notte fosse magicamente diversa dalle altre……Questo mistero dell’amore di Dio ha la capacità di trasformare la nostra vita, come abbiamo visto in questo tempo di Natale realizzarsi in Maria, in Giuseppe, in chi con cuore sincero ha incontrato il Signore.
Lo dice sempre l’apostolo Giovanni: “Coloro però che l'hanno accolta sono diventati figli di Dio.”
Ma la prima lettura saluta il nostro anno che muore con un’immagine che rivela la drammaticità dell’ora, l'ora dell'Anticristo, cioè dell'opposizione diretta e speculare al Signore. Viene da chiedersi, non è forse questo sangue che più copioso dell’eccidio di Erode, ha ripreso a scorrere in questi giorni in Terra Santa? Anche il nostro tempo chiede di essere “salvato” e quel “in principio” dell’evangelista, è proprio l’azione di Dio che entra nella storia per salvarla, per purificare il tempo dell’uomo.
Il tempo della nascita di Gesù e il nostro tempo, patiscono questa lotta, patiscono per il riconoscimento e l'affermazione di Cristo, patiscono il riconoscimento e l'affermazione della dignità dell’uomo : "Venne tra i suoi, ma i suoi non l'hanno accolto". Questo è il nucleo e l'essenza della fede cristiana. Il destino dell'uomo e la sua felicità, si giocano nell'accoglienza o nel rifiuto del Signore Gesù, Dio venuto a noi in carne umana. Vieni, Signore Gesù. Per l'ultima ora, per ogni ora, per ogni giorno. Vieni a redimere il mio tempo, il tempo del mondo, occupandolo con la tua presenza perché anche se segnato dai tradimenti, dalle sofferenze, dalle ingiustizie, diventi per me “tempo di grazia, di fedeltà, mi sia possibile riempirlo d’amore….”.
Oggi, ultimo giorno dell’anno, sentiamo di più il tempo che finisce e chiude nel passato l’anno che abbiamo vissuto. Accogliamo allora l’invito del salmista che prega: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore.” Con questo spirito affidiamo al Signore le cose più belle per dirgli grazie!
Gli affidiamo i nostri cari che quest’anno abbiamo salutato e lo facciamo con le parole di Sant’Agostino: “Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ti ringraziamo del tempo che ce l’hai dato.
Gli affidiamo i nostri sogni infranti, le delusioni, le nostre lacrime, le violenze di vario genere che abbiamo subito, perché sappiamo che gli sono preziose e Lui le custodisce nel suo cuore diventando così fonte di pace e di benedizione per noi, anche se ora ci è difficile vederle………
Benediciamo il Signore, al termine di questo anno, per quanto ci ha donato; e ci consegniamo a Lui con fiducia per affrontare l’anno nuovo custodendo una speranza salda perchè questo nostro giorno temporaneo, così breve, questa nostra vita fugace….viene dal suo grande ed eterno giorno, del quale siamo in attesa e che non avrà mai fine……
Amen
Don Maurizio Qualizza