E’ stato un inserimento quasi immediato nell’umanità di Poggio Renatico, sia con i bambini, ragazzi e animatori, sia con la comunità nelle celebrazioni eucaristiche del mattino. Andrea, Michele, Tobia, Enrico, Franco, don Maurizio, nomi diventati man mano “di famiglia”, così come i nomi dei bambini e dei ragazzi del luogo. Bella si è rivelata la gita a Bologna, messa in programma dalla parrocchia, dove è stato visitato il complesso ecclesiastico di Santo Stefano che sorge entro il centro storico bolognese e all’interno dell’ultima cinta muraria, detta Circla, che cinse la città a partire dall’inizio del XIII secolo. Interessantissimo luogo cultuale chiamato già prima del Mille la Sancta Hierusalem bolognese, probabilmente fu anche la casa di San Petronio, patrono di Bologna e poi diventò la sua tomba, luogo di culto e di venerazione dei fedeli.
Siamo stati poi accolti nella vicina parrocchia delle due torri, cioè la Garisenda e la torre degli Asinelli, che sovrastano la basilica dei Santi Gaetano e Bartolomeo, dove abbiamo gustato la paternità del parroco don Stefano Ottani, dei suoi catechisti, nonché di prelibate e dissetanti granatine in una Bologna infuocata dei suoi 39 gradi, tanto da costringerci, nel pomeriggio, per decisione dello stesso parroco a fare la caccia al tesoro in Basilica. Riconoscere alcuni angeli, tra le centinaia affrescati e scolpiti presenti in ogni angolo dell’imponente chiesa. Qui una giornalista di Bologna7, l’inserto settimanale della diocesi su Avvenire, ci ha intervistati ed è rimasta entusiasta dell’incontro con giovani di una diocesi “lontana” interessata a loro nel cuore dell’estate, in tempo di ferie. Abbiamo poi vissuto una mattinata a Finale Emilia e a Mirandola, nomi noti perché sempre citati dalle TV, lì, lo confessiamo, ci ha preso non poca angoscia guardando la gente che tenta di vivere una normalità che non c’è, abbiamo visto il terremoto che oltre che nelle case, ha lasciato le sue crepe e fratture “dentro” i cuori e le coscienze, la paura non solo delle scosse, ma del futuro. Accolti nel Campo Friuli, pur avendo incontrato scout e qualche persona conosciuta delle nostre terre, abbiamo sentito un clima pesante e di grande sofferenza. Ritornando alla nostra base, nei giorni di permanenza, possiamo dire di aver visto anche tanto volontariato da parte di adulti, in particolare donne che con un’abilità loro propria hanno confezionato, in quei giorni, migliaia di “cappellacci” un tortellone locale, e tutto per trasformali in aiuto, in questo tempo di crisi economica, per questa o quella associazione o gruppo del paese.
Degno di nota crediamo sia il fatto che l’estate Ragazzi della parrocchia è stata ospitata gratuitamente nel parco-feste del partito che in Emilia Romagna non serve dire quale esso sia, così come il nostro gruppo non solo è stato lì ospitato per il pernottamento, ma anche viziato dai menù di mamme che si sentivano orgogliose di far qualcosa di buono della cucina locale per noi.
Se la gente poi è stata colpita nel vedere noi giovani a Messa ogni mattina, pregare e cantare aiutati dalla chitarra, nel tendone che per ora funge da Chiesa davanti al Duomo collassato, sulla piazza principale del paese, noi siamo stati colpiti dalla costante partecipazione di una quarantina di fedeli nei giorni feriali, dal loro sorriso e saluto, dalla gioia ricevuta, abbiamo poi saputo, per il fatto che giovani dal Friuli sono venuti da loro per condividere in semplicità un pezzo della loro vita nella caldissima estate emiliana.
Tutto in quei giorni è andato in secondo piano, si sono quasi azzerati l’informazione, i cellulari, la TV, i pensieri di casa. Al loro posto si è vissuto un grande bagno di umanità con la certezza di aver posto anche dei semi di speranza e fiducia, non solo nei ragazzi ma anche in diversi genitori che abbiamo incontrato. Come quel bambino che da 3 mesi, dal giorno della prima scossa, non è più riuscito a separarsi dai genitori e che, forse complice la nostra esuberante simpatia, è rimasto entusiasta al campo, con tutti gli altri, lasciando finalmente andare i genitori.
Infine l’intesa e la collaborazione con la staff delle animatrici, tutta al femminile, che crediamo siano una delle forze vive che il parroco del luogo, don Simone Zanardi, ha e che sicuramente aiuterà a superare questa prova difficile e delicata. Come recitava un manifesto che abbiamo visto in diversi luoghi della località emiliana “siamo una comunità dalle radici antiche piena di futuro” anche noi abbiamo sentito per qualche giorno di farne parte e di questo ringraziamo il Signore.
I partecipanti