Hanno suonato a lungo nel primo mattino di domenica le campane di Santo Spirito per annunciare la Messa che don Flavio avrebbe celebrato per la comunità e infatti grande è stata la partecipazione nella chiesa di Bruma per questo ritorno e per festeggiare il 25° di ordinazione del sacerdote. Si sono uniti alla sempre folta assemblea che caratterizza la Messa del Mercaduzzo, tanti altri fedeli della comunità che frequentano abitualmente altre Messe, tanti amici del monfalconese e di altre parti della diocesi tra cui, da Aquileia abbiamo riconosciuto la missionaria Ivana Cossar e la mamma di don Flaviano e aderenti del Centro volontari della Sofferenza. Il coro parrocchiale, nonostante l’estate e le ferie, ricompattatosi in fretta, ha accompagnato magistralmente la liturgia con brani scelti inerenti la missione sacerdotale, coro che alla fine è stato lodato dal parroco assieme a tutti coloro che avevano organizzato l’incontro.
La definizione di “missionario-muratore” apparsa nei giorni scorsi sui giornali non gli piace poi troppo e l’ha detto chiaramente. “Cerco soltanto di fare la mia parte, dietro c’è il lavoro di tutti. Ecco, quello che l’esperienza africana mi ha insegnato è proprio questo: siamo tutti chiamati a fare del bene nella misura che ci è possibile. Il Signore non ci chiede miracoli, ma di dirgli di sì nella quotidianità”. Gradisca ha così riabbracciato don Flavio, il sacerdote che da tre lustri ormai opera in terra d’Africa. Ordinato nel 1987, prete da venticinque anni, é parroco nella città di Morofè, alla periferia nord di Yamoussoukro. Lì sta realizzando, su una collina di 7 ettari, gli edifici della nuova missione. Abitazione per i sacerdoti, foyer per i catechisti, sale per le catechesi, uffici parrocchiali e una nuova chiesa da 5mila posti, tramite gli aiuti che arrivano dai tanti benefattori della Diocesi e da altre parti. All’introduzione della Messa don Maurizio ha salutato il festeggiato con queste parole:”Carissimo don Flavio, dalle voci che si rincorrevano non pensavamo di averti quest’anno in mezzo a noi, per cui ti abbiamo festeggiato con don Paolo, tramite tua madre, nella solennità dei patroni Pietro e Paolo, poi la tua improvvisa e ormai inaspettata venuta ed eccoci qua nella semplicità a dire grazie, prima al Signore e poi a te! Nella motivazione del riconoscimento che ti abbiamo dato dicevamo che hai sempre manifestato ottimismo e solarità nell’esercizio del tuo ministero sacerdotale, corrispondendo con generosità alla richiesta del Vescovo per i diversi bisogni della diocesi, tra i quali si distingue l’impegno missionario in Africa. Dove sei passato hai lasciato una traccia significativa, si è percepita in te “la sensibilità, la serenità, e grazie all'accoglienza della Parola il progetto e sogno del Buon Dio è divenuto il principale obiettivo della tua vita e che a distanza di 25 anni continua ancora a dare dignità di vita, giustizia, solidarietà a molti fratelli. Ora ti auguriamo, pur conoscendo alcune difficoltà per il completamente della grande chiesa di Morofé, di portare a termine l’opera, speriamo anche per la concretezza, che da milanese, è sicuramente propria al nuovo arcivescovo Carlo, affinché tu possa dare una mano dopo sedici anni alla tua diocesi che nel frattempo è diventata terra di missione”. Nell’omelia don Zanetti, riferendosi al Vangelo della moltiplicazione dei pani, ha detto che il Signore ci chiede di fare sì la nostra parte ma coscienti che alla fine chi salva il mondo è il Signore Gesù e la bella notizia è che egli non manca di darci la grazia per portare a compimento la nostra testimonianza che è quella di fare il bene senza scusanti. Gesù ha proseguito don Flavio oggi ci indica anche la “strada dell’Eucaristia”, cinque pani e due pesci sono la risposta alla sazietà della folla, poco pane e poco vino, in forza dello stesso Spirito sono la vera risposta alla nostra fame e sete di infinito, di giustizia e di bellezza. Entriamo in questa logica del Vangelo, ha concluso don Flavio, portando ciò che siamo, ciò che abbiamo, le cose belle della nostra vita, ma anche delusioni, miserie, desideri, amore. Al termine della Messa prima della benedizione, il missionario gradiscano che ha toccato più volte con mano la paura di un Paese dilaniato da conflitti interni e finito a più riprese in una sanguinosa spirale di violenza che ha sfiorato anche le missioni goriziane, ma che assieme a don Michele é sempre rimasto coraggiosamente in prima linea, ha illustrato ai presenti la situazione della missione, ha tentato di rispondere a una domanda che ormai si sente fare da tutti; “Quando rientri in Diocesi?”. Certo non è attraente, qui non ci sono comunità cristiane in crescita, frotte di gente che chiede il battesimo, le soddisfazione che in Africa ci sono, concetti espressi dallo stesso don Flavio! Qui bisogna darsi da fare per non far morire la fede dentro la Chiesa, impegnarsi senza rimandi di sorta in una nuova evangelizzazione, riflettere e agire per una nuova strategia pastorale a servizio dei credenti perché tra non molto tante comunità resteranno senza pastore, non potranno più fare quello che si è sempre fatto. Pensieri che sentiamo anche Papa Benedetto, e che con l’autorità che gli è propria, fa ad ogni piè sospinto ma che fanno difficoltà ad entrare nella coscienza e nella mentalità ecclesiale. Dopo la celebrazione eucaristica il sacerdote, ha benedetto il nuovo sagrato di Santo Spirito, si è finalmente incontrato con tanti amici e parrocchiani che però, di fatto, non gli hanno permesso neppure di avvicinarsi a una grande tavolata dove tante persone avevano preparato letteralmente di tutto per dare, anche al palato la dolcezza della festa.
A.M.