Cari fedeli e amici dell’Arcidiocesi di Gorizia,
quando sono diventato vescovo otto anni fa, ho fatto incidere sul pastorale questa frase dell’Apocalisse: «Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell’Agnello» (Ap 21, 9). Si tratta dell’invito che l’angelo rivolge a Giovanni all’apertura della visione del cielo nuovo e della terra nuova e, in particolare, della città santa che scende dal cielo «pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21, 2). Siamo al termine dell’Apocalisse e la visione della città santa chiude con una prospettiva di salvezza tutta la vicenda drammatica narrata nell’ultimo scritto della Bibbia, in particolare il tragico affermarsi e la successiva caduta dell’altra città, Babilonia.
Perché ho scelto quella frase? Per l’intuizione che al vescovo, forse più che ad altri, è data la grazia di vedere l’azione dello Spirito Santo che sta preparando la Chiesa a essere la Sposa dell’Agnello, il Signore Gesù, pur in mezzo alle contraddizioni e ai drammi di questo mondo (perché non siamo ancora nel Regno…). Il vescovo, infatti, non cessa mai di essere nel popolo di Dio e quindi dalla parte della “Sposa”, ma ha insieme la grazia di essere anche dalla parte dello “Sposo”, partecipando al ministero pastorale che Cristo, Pastore eterno, ha affidato agli apostoli e ai loro successori.
Vengo pertanto nella santa Chiesa di Dio che è in Gorizia, in obbedienza alla volontà del Signore di cui il Santo Padre – che ringrazio per la fiducia accordatami – è tramite, con il profondo desiderio di vedere in essa l’azione dello Spirito. Un’azione insieme potente e discreta, che si manifesta nelle parrocchie, nelle unità pastorali, nei decanati, nelle comunità di consacrati e di consacrate, nelle aggregazioni, nei gruppi, nelle varie realtà diocesane di partecipazione e nelle singole persone. Un’azione che va anche al di là dei confini visibili della Chiesa, perché lo Spirito soffia dove vuole e opera misteriosamente nel cuore di ogni uomo e di ogni donna.
Un’azione che ha fatto crescere nel tempo la Chiesa di Gorizia, con le sue caratteristiche di forte radicamento nel passato e di grande apertura al dialogo tra culture e lingue diverse. Un’azione che ha suscitato la libera risposta dei fedeli e delle comunità, con l’impegno ad annunciare, testimoniare e vivere il Vangelo. Già da ora voglio esprimere riconoscenza a tutte le persone che hanno lavorato e lavorano per il Regno di Dio nella Chiesa di Gorizia, a cominciare dall’Arcivescovo, Sua Eccellenza Mons. Dino De Antoni: i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, i fedeli laici in particolare quelli che dedicano passione ed energie nelle parrocchie e nelle più svariate attività.
Desidero anche salutare tutte le persone, credenti e non, che a vario titolo sono impegnate nella società civile e si ispirano ai valori della giustizia, della pace, della laboriosità, della solidarietà, dell’accoglienza reciproca.
So che ci vorrà per me un po’ di tempo per inserirmi nel cammino che la Chiesa di Gorizia sta facendo unitamente alle altre Chiese del Nord Est (penso al grande Convegno di “Aquileia 2”), ma confido nella Vostra affettuosa accoglienza e nella Vostra pazienza. Sono certo che fin dall’inizio il Signore ci condurrà, se saremo docili all’azione del suo Spirito, sulle vie che Lui vorrà nel nostro cammino verso la Città santa.
Iz srcà pozdràvljam prisòtne slovènske vèrnike. Z vesèljem bom med vàmi, da se ràdostno srèčamo.
Preghiamo gli uni per gli altri in attesa di incontrarci e confidiamo nell’intercessione dei Santi patroni Ermagora e Fortunato e nella protezione di Maria Santissima, Madre della Chiesa.
Milano, 28 giugno 2012
mons. Carlo Roberto Maria Redaelli