Preceduta dal Triduo che ha visto la partecipazione ogni sera di oltre una quarantina di persone, giovedì sera si è celebrato il Corpus Domini, com’è tradizione, con la S. Messa in Santo Spirito. Nell’omelia il celebrante ha iniziato rivolgendosi ai bambini presenti e parlando loro del miracolo eucaristico di San Antonio e della mula, della sua vittoria sugli eretici e poi via via l’ha attualizzato all’oggi, alla difficoltà di riconoscere il “Dio presente”, di vivere una fede incarnata, e al conseguente dilagare di uno stile eretico di vita a tutti i livelli.
Citando l’incontro con il direttore di Famiglia Cristiana , avuto la sera prima, don Antonio Sciortino, don Maurizio ha espresso come la situazione che stiamo vivendo che è “terremotata” a tutti i livelli e in tutti i contesti, è proprio dovuta essenzialmente ad un impoverimento della fede, della vita di fede, del riferimento a Dio.
La festa del Corpus Domini ci dice che il Signore comunque non ci abbandona, è con noi, ha voluto rimanere con noi, ci dice che Lui è il vero cibo, la nostra gioia, la nostra vita...Se fossimo veramente radicati in questa verità, allora non capiterebbe nel mondo quello che Perché è vero che dobbiamo mangiare, che abbiamo bisogno di tante cose, ma senza affannarci, perché ciò che conta di più ha detto ieri un terremotato dell’Emilia intervistato, non sono le cose che non abbiamo più, ma è la vita, l’aiutarci reciprocamente, il non perdere la speranza, l’amore…
Al termine dell’Eucaristia si è snodata con semplicità la processione, accompagnata dalle preghiere e dal festoso scampanìo ad opera dei ragazzi scampanotadors, fino al duomo dove, a conclusione il celebrante ha letto una bellissima e profonda preghiera del cardinal François Xavier Nguyen Van Thuan che ha commosso molti e che qui riportiamo.
Gesù amatissimo,
questa sera, in fondo alla mia cella,
senza luce, senza finestra, caldissima,
penso con fortissima nostalgia alla mia vita pastorale.
Otto anni da vescovo, in questa residenza,
a soltanto due chilometri dalla mia cella di prigionia,
sulla stessa strada, sulla stessa spiaggia...
Sento le onde del Pacifico, le campane della cattedrale.
- Una volta celebravo con patena e calice dorati,
ora il tuo sangue nel palmo della mia mano.
- Una volta percorrevo il mondo per conferenze e raduni,
ora sono recluso in una cella stretta, senza finestra.
- Una volta andavo a visitarti nel tabernacolo,
ora ti porto, giorno e notte, con me nella tasca.
- Una volta celebravo la messa davanti a migliaia di fedeli,
ora nell' oscurità della notte, passando la comunione sotto le zanzariere.
- Una volta predicavo gli esercizi spirituali ai preti, ai religiosi, ai laici...
ora un prete, anche lui prigioniero, mi predica gli Esercizi di sant'Ignazio attraverso le crepe del legno.
- Una volta impartivo la benedizione solenne con il Santissimo nella cattedrale,
ora faccio l'adorazione eucaristica ogni sera alle 21, in silenzio, cantando sottovoce il Tantum Ergo, la Salve Regina, e concludendo con questa breve preghiera: «Signore, ora sono contento di accettare tutto dalle tue mani: tutte le tristezze, le sofferenze, le angosce, persino la mia morte. Amen ».
Sono felice, qui, in questa cella,
dove sulla stuoia di paglia ammuffita crescono funghi bianchi,
perché tu sei con me,
perché tu vuoi che viva qui con te.
Ho parlato molto nella mia vita,
adesso non parlo più.
È il tuo turno, Gesù, di parlarmi.
Ti ascolto: che cosa mi hai sussurrato?
È un sogno?
Tu non mi parli del passato, del presente,
non mi parli delle mie sofferenze, angosce...
Tu mi parli dei tuoi progetti, della mia missione.
Allora canto la tua misericordia,
nell'oscurità, nella mia fragilità, nel mio annientamento.
Accetto la mia croce
e la pianto, con le mie due mani, nel mio cuore.
Se tu mi permettessi di scegliere, non cambierei
perché tu sei con me!
Non ho più paura, ho capito,
ti seguo nella tua passione
e nella tua risurrezione