Degna conclusione del mese di maggio, com'é tradizione, alla Madonna della Porta.
Dopo la recita del Santo Rosario é stata celebrata la S. Messa al termine della quale don Maurizio ha letto alcuni tratti delle Cronache di San Salvatore riportate nel libretto "La Madonna della Porta" di Angela Vicenzini Novelli inerenti le vicissitudini della venerata immagine. Da quel lontano 31 maggio 1938, quando mons. Stacul la riportò processionalmente nel suo luogo con grande partecipazione di fedeli, l'appuntamento di chiusura del mese dedicato a Maria é in questo luogo. Quel giorno venne anche per la prima volta letta la preghiera composta dal maestro Alfonso Moretti che é stata letta anche quest'anno. Nell'omelia il celebrante ha detto che Maria conclude questo mese con una riflessione sul servizio: pur essendo preoccupata della sua situazione….trova il tempo di rendere visita a sua cugina Elisabetta per assicurarsi della sua condizione, per vivere il comandamento della carità. Va di corsa, sembra quasi non voglia perdere tempo, va sfidando fatiche, pericoli della strada, disagio, in un villaggio lontano (soprattutto allora), da Nazareth a Ain-Karim. E' un moto di carità ed è giusto leggerlo così: una carità pronta, decisa, generosa, una carità non richiesta, perché Maria non ha ricevuto nessuna domanda, nessuna richiesta di aiuto, nessuna telefonata. Una carità, quindi, non richiesta, che previene e che si offre, nella discrezione del gesto e della presenza. Già qui abbiamo tutti molto da imparare, sia nelle comunità, sia nella vita ordinaria, sia nelle nostre famiglie. Una carità che si accorge dei bisogni, che prende l'iniziativa, sempre con discrezione certo, con umiltà, e che concretamente, nei bisogni quotidiani e soprattutto nel nascondimento della vita quotidiana, senza applausi, scende nel solco del bisogno e si fa luce.
Non possiamo non ricordare questa sera chi ha estremo bisogno della nostra solidarietà, i nostri faratelli e sorelle dell'Emilia che non hanno più casa, lavoro, un posto in cui pregare.
Possa, ha concluso don Maurizio, un vero e proprio terremoto di solidarietà diventare segno di speranza non solo per quella regione ma per tutta la nostra diletta patria.