Prima Illegio, cuore della Carnia e poi Malborghetto, località della Valcanale, sono state le mete della gita che la comunità di Gradisca insieme al parroco don Maurizio, hanno compiuto giovedì 10 maggio.
Ad Illegio, il paesino incastonato in una conca tra i monti dell'alta Valle del Bût, diventato noto per l’annuale mostra che coniuga arte e fede, è stata visitata la mostra “I bambini e il cielo”, allestita presso la Casa delle Esposizioni, un evento ideato dal Comitato di San Floriano, curato da don Alessio Geretti e Serenella Castri.
Con il prezioso accompagnamento di giovani guide, abbiamo percorso le undici sale in cui sono esposte un’ottantina di opere provenienti da prestigiose sedi museali come i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese di Roma, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il KunstHistorisches Museum di Vienna, la galleria Hungarian National Gallery di Budapest, il Museo Thyssen Bornemisza di Madrid. Le opere tendono a dare una risposta alla domanda che si è posto il curatore della mostra don Alessio Geretti “Come cominciò la storia di una salvezza che passa per mezzo dell’infanzia?”
Pitture su tavola lignea, dipinti su tela, sculture, altari, ed anche un ricamo presentano il prezioso itinerario di fede e di arte, che spazia nei secoli e nelle varie scuole artistiche italiane ed europee, mettendo a confronto stili e sensibilità diverse nell’accogliere la soavità del mistero del Dio che si è fatto Bambino.
L’età dell’innocenza e la dimensione divina sono presentate attraverso alcune iconografie classiche ed altre rare e visitate attraverso la creatività di artisti famosi come Giovanni Bellini con la “Madonna del Pollice”, Veronese con il grandioso “Venere e Mercurio presentano Eros a Giove”, Lucas Cranach il Vecchio con il “San Cristoforo”, David Teniers il Giovane con “Abramo e Isacco in preghiera”, l'atelier di Hans Memling con “La Natività”.
Il rapporto speciale e privilegiato fra i più piccoli e il soprannaturale è l’affascinante racconto che emerge dalla mostra, dove le opere parlano del Bambin Gesù e di altri “piccoli” protagonisti delle Sacre Scritture come il bambino del “Giudizio di Salomone”. Il racconto spazia dalla mitologia all’Antico Testamento, dalla Natività all’adorazione del Dio Bambino, dal rapporto con la Madre alla devozione al Bambin Gesù.
Accanto all’infanzia sacra di soggetto biblico la mostra pone anche un accento di carattere sociale con il tema dei bambini sfruttati e la sacralità dell’infanzia.
Riposte nello scrigno della memoria le numerose immagini ed emozioni suscitate dalla mostra, la gita è proseguita a Malborghetto, in Casa Oberrichter, una casa–ristorante animata da una famiglia di artisti, dove il tempo dà ascolto soprattutto all’anima. Il ristorante si trova al piano nobile di un antico palazzetto bamberghese del 1400 e il delizioso pranzo, caratterizzato da prodotti locali, è stato servito in un’atmosfera fiabesca, fra camini e stufe, tavoli e sedie variamente decorate, collezioni di piatti e pareti ornate da pitture con soggetti floreali e dove le finestre addobbate lasciano intravedere le cime delle Giulie spruzzate dall’ultima neve.
Alla padrona di casa, che, prima dei saluti ha brevemente ripercorso la storia della Casa Oberrichter, il parroco ha offerto dei libri che presentano aspetti storici e culturali della fortezza gradiscana, come quello sulle Campane e Campanili di Gradisca, sulle chiese, sulla figura di Antonio da Gradisca e su quella del giovane sacerdote gradiscano don Coassini.
La comitiva si è poi trasferita nel vicino Palazzo Veneziano, situato proprio al centro del paese di Malborghetto, di fronte alla chiesa dedicata alla Visitazione di Maria Vergine e a S. Antonio. Il Palazzo, che risale al XVII secolo ed è caratterizzato in facciata da un portale in bugnato sormontato da un'elegante trifora , ospita il Museo etnografico di Malborghetto, le cui sale accolgono esposizioni permanenti dedicate alla vita quotidiana della Valcanale con le attività ed i mestieri di un tempo, alla storia del Palazzo stesso, alla Foresta, all’attività estrattiva delle miniere del Predil.
Inoltre, in questo periodo, il Museo etnografico ospita la mostra internazionale di maschere lignee dei tre confini austriaco, sloveno e italiano. Così la comitiva ha avuto modo di apprezzare le maschere usate durante alcuni riti invernali ed alcuni carnevali tradizionali dell’area alpina dei tre confini, attraverso un allestimento delle maschere suddivise secondo le aree geografiche di origine, come quelle provenienti dal carnevale di Ptuj in Slovenia, dal carnevale di Sauris, dalla Valcanale con le maschere di Krampus.
Come sempre abbiamo dovuto fare i conti con il tempo ed affrettare la visita alle altre sale espositive che offrono molti spaccati della vita e dell’ambiente della Valcanale.
Prima di lasciare il Palazzo Veneziano abbiamo ammirato l’esteso loggiato che caratterizza l’edificio stesso e l’ampia chioma rivestita dai teneri germogli del tiglio di oltre 400 anni, dichiarato monumento naturale, che si trova nel cortile interno.
Con una breve visita alla chiesa situata proprio di fronte al Palazzo Veneziano si è conclusa l’interessante e gradevole escursione della comitiva gradiscana, rientrata in Fortezza con il sole ancora alto, dopo aver “gustato” tante bellezze e bontà e ringraziato il Signore.
O.F.