Gorizia: una nuova generazione di campanari
Hanno suonato a lungo, domenica 15 aprile, le campane della Basilica Patriarcale di Aquileia. Un concerto festoso che annunciava la Celebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco alla conclusione del secondo convegno delle Chiese del Triveneto.
Ad azionarle non un freddo pulsante, ma il calore di un gruppo di giovani campanari, impegnati a portare in un modo del tutto particolare la gioia dell’annuncio cristiano.
La ripresa della tradizione campanaria, avvenuta in questi ultimi anni nell’arcidiocesi di Gorizia, è davvero un segno di speranza. Campanili per lunghi anni trascurati hanno trovato nuova vita; campanari dai capelli bianchi hanno trovato forze giovani dietro a loro per portare avanti un’eredità non da poco.
Se fino agli anni Cinquanta e Sessanta ogni parrocchia aveva i propri suonatori, con l’elettrificazione delle campane ed il rapido mutamento della società il ruolo dei campanari era stato – salvo rari casi – pian piano accantonato fino a diventare un’autentica rarità.
Eppure la tradizione campanaria goriziana non meritava di disperdersi, se non altro per l’infinità di melodie trasmesse oralmente dai più anziani e soprattutto per la sua capacità di trasmettere l’aria di festa. Lo scampanio, nel Goriziano, ha sempre accompagnato le più grandi ricorrenze cattoliche, quando già alle prime luci dell’alba le dolci melodie delle campane segnavano i giorni di festa.
Negli ultimi anni si può ben dire che questa preziosa tradizione sia un patrimonio ormai riconosciuto per il suo valore. Merito di un gruppo di giovani che nel 2007 hanno posto le basi dell’associazione «Campanari del Goriziano - Pritrkovalci Goriške - Scampanotadôrs dal Gurizan», che nel 2009 ha visto la sua nascita ufficiale e il riconoscimento canonico e da allora per i campanili diocesani è stata una vera e propria rinascita.
In breve è nata la «Festa dei Campanari del Goriziano», evento annuale che vede il ritrovo di tutti i gruppi con il concerto di campane, una conferenza a tema e la Celebrazione Eucaristica. Poi sono state avviate le «Scuole Campanarie», dei veri e propri corsi per diventare campanari aperti a bimbi e ragazzi, oltre all’organizzazione di raduni giovanili, pellegrinaggi e gite sociali.
Ultima iniziativa, programmata per domenica 6 maggio, sarà «Campanili aperti»: occasione per salire su alcune torri campanarie che per l’occasione saranno aperte al pubblico con la possibilità di una visita guidata e di una esibizione di scampanio manuale.
Se c’è una particolarità che rende questa associazione così vitale è la fedeltà al suo territorio e alla sua gente: già dal nome riflette le sue componenti linguistiche italiana, slovena e friulana: lingue che sono parlate dai campanari e che rappresentano un’autentica ricchezza.
Il cammino intrapreso, infatti, ha saputo anche guardare oltre gli attuali confini e riprendere un dialogo con tanti gruppi di campanari sloveni, un tempo appartenenti alla stessa diocesi goriziana. Una strada incoraggiata dai rispettivi Pastori di Gorizia e Capodistria, che hanno avuto occasione di incontrare e apprezzare questa composita realtà.
Un impegno che continua, un compito che diventa per chi lo ascolta annuncio della gioia e della speranza cristiana, per chi lo vive autentica esperienza di comunione e di servizio ecclesiale.
Suonare le campane, anche per i più giovani, diventa occasione per stare insieme, condividere una passione in comune e inserirsi nei ritmi di una comunità cristiana, in quella vita buona del Vangelo a cui il suono delle campane da sempre è il richiamo.
Andrea Nicolausig