Una serata di primavera inoltrata ha fatto da cornice alla Via Lucis che si é celebrata a Cormons venerdì 27 aprile e alla quale hanno partecipato anche i ragazzi di seconda Superiore del cammino di Confermazione della nostra parrocchia di Gradisca.
La Via Lucis é un cammino che si é venuto diffondendo in tempi recenti. In esso, un po' come avviene per la via crucis, i fedeli, percorrendo un cammino, meditano sulle varie apparizioni in cui Gesù – dalla Risurrezione all’Ascensione, si fa presente ai discepoli. Quest'anno si é meditato sul Vangelo di Giovanni e a commento si sono ascoltati alcuni brani del messaggio 2012 di Papa Benedetto ai giovani.
La "luce" di quest'incontro giovanile si é vista già nel duomo di Cormòns, da dove si é partiti, il cero pasquale che con la sua luce dominava dall'altare, le vetrate colorate che grazie al sole ancora alto coloravano di mille gradazioni i cornicioni e gli anfratti del Duomo di Sant'Adalberto. Si é poi usciti e dalla centa si è saliti il Quarin facendo delle tappe alle stazioni previste, anche se la ripida salita, il ritrovarsi dei ragazzi non ha permesso il raccogliemento chiesto all'inizio da don Nicola Ban.
Arrivati alla chiesa della B.V. del Soccorso, ormai al tramonto, ci si é presentato davanti uno scenario incomparabile, la pianura isontina che sembrava un presepe fino quasi al mare. In chiesa l'ultima stazione, l'Adorazione eucaristica e la parola dell'Arcivescovo De Antoni. Tutto il percorso é stato accompagnato da uno straordinario scampanio che scendeva dalla Chiesa del Monte Quarin ad opera della bravura degli scampanotadors di Mossa che hanno ricreato l'atmosfera gioiosa della Pasqua.
La Via lucis può divenire altresì un’ottima pedagogia della fede, perché, ci aiuta a capire che l'esistenza é «per crucem ad lucem», cioé la metafora del cammino che, anche attraverso al croce, ci porta alla speranza, alla vera meta dell’uomo: la liberazione, la gioia, la pace, che sono valori essenzialmente pasquali. La Via lucis infine é l'ottimismo del Vangelo, ci dà l'impegno a portare in un mondo segnato dalla morte, una “cultura di vita”, aperta cioé alle attese della speranza e alle certezze della fede.