Da una parte la chiesa spoglia, la bellezza dell'Altare della Riposizione sono i contrasti di questi giorni santi, raffiguranti l'uomo che tira fuori da sé tutto il male possibile, l'oscurità del cuore, Dio che esprime in un amore assoluto la bellezza della Creazione e della Redenzione, del suo essere il Messia, l'Emmanuele.
OMELIA
Questa mattina nella Chiesa di Sant’Ignazio a Gorizia per la Messa degli Olii, avevo seduto vicino don Mario Malpera che, nell’attesa che la liturgia iniziasse, mi passa un foglietto scritto da lui, era l’Omelia del giovedì santo, della Messa in Coena Domini e c’era scritto un racconto: “Dopo un duro bombardamento in Irak la gente cominciò a cercare se vi fossero dei sopravissuti sotto le macerie, ad un certo punto si sentì piangere sotto dei lastroni di cemento, si formò un capannello di persone, una gru improvvisata cominciò ad alzare un lastrone di cemento e sorpresa…….era Dio! Sì era proprio Dio che piangeva, tutti rimasero impietriti, nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi, solo un bambino, lievemente ferito e sanguinante si avvicinò non senza un po’ di timore, gli diede la mano e gli disse: Non aver paura ci sono io qua con te!
Fratelli e sorelle, questo racconto che neppure don Mario si ricordava dove l’avesse pescato nasconde una grande verità, Dio soffre, patisce con noi, non ci è indifferente, si è lasciato coinvolgere e si lascia coinvolgere dalla storia ferita dell’umanità, ce lo dice la vita di Gesù che è venuto sulla terra per rivelarci il volto inedito di Dio! Ce lo dicono le parabole che lui ci ha raccontato per dirci la bontà del Padre, la bontà sofferta del Padre. E Dio ha bisogno della nostra compagnia, che gli tendiamo la mano proprio come diceva quel film degli anni ’50 Dio ha bisogno degli uomini (Dieu a besoin des hommes).
L’unico modo è quello di farci bambini, cioè piccoli, cioè umili per poter passare dalla porta stretta del Regno, per poter capire le cose del Regno, le cose della fede.
Questa liturgia che stiamo vivendo è la manifestazione della debolezza di Dio, della sua debolezza d’amore. Egli in Gesù si fa nostro servo e lo fa in modo incredibile proprio nel gesto della lavanda dei piedi, quasi risposta all’attenzione di quella donna che nella casa di un fariseo con le lacrime e di un’altra che a Betania, con il profumo li lavò a Gesù.
Ma in quella stessa notte, come risentiamo sempre, ma questa sera in modo più preciso, nella preghiera Eucaristica della Messa “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, e mentre cenava con loro prese il pane…”. Mentre Gesù viene tradito, “consegnato”, lui stesso si consegna liberamente nella povertà del pane e del suo corpo.
Questo è il criterio pasquale, non quello che vige tra gli uomini con il detto mors tua vita mea, Gesù fa un capovolgimento, assume una logica alternativa: mors mea vita tua, e cioè la mia rinuncia, il mio sacrificio, il mio ritirarmi è ciò che fa spazio al tu, gli dà respiro e lo fa vivere. Quanto è vero questo nella vita di coppia, lo dico specialmente ai fidanzati presenti….o a quelli che hanno già incominciato la vita a due, che hanno messo su famiglia. Ma è vero anche per tutti noi, per voi ragazzi che vi preparate a ricevere nella Cresima lo Spirito Santo che è la forza di Dio per vivere questo capovolgimento che dà la vita!
Se volessimo sintetizzare il messaggio che la Parola di Dio ci fa stasera potremo dire così. Mentre tutte le religioni insegnano che se Dio venisse in mezzo a noi, toccherebbe a noi lavargli i piedi. Solo il cristianesimo ci racconta di questo Dio che si piega, lui, a lavare i piedi a noi. Tutte le religioni insegnano che se Dio dovesse apparire in forma umana, toccherebbe agli uomini togliersi il pane di bocca e offrirlo a lui. Solo il cristianesimo ci presenta un Dio che si fa pane, lui, per farsi mangiare da noi. Dunque, due gesti, un solo messaggio: proprio perché si sa e si sente amato dal Padre, Gesù si consegna alla morte e alla morte di croce.(F.L.)
Chiediamo a Gesù Cristo stasera di innamorarci di questo Dio così diverso, sì diverso, proprio come il racconto che mi ha fatto leggere stamattina don Mario negli appunti della sua predica, un Dio che piange, che ci tende la mano, che ha bisogno di noi.