La festa della Lingua di Sant'Antonio
Passate le festività del Natale, dopo la festa della presentazione del Signore che ne richiama la memoria, quasi a preludio del tempo forte della Quaresima, la comunità parrocchiale celebrerà la ricorrenza invernale di Sant’Antonio di Padova,chiamata festa della Lingua, che per tradizione si celebra la domenica dopo la festa liturgica del 15 febbraio e ricorda la festa della traslazione delle reliquie del Santo.
Questo nome lo si deve a un avvenimento accaduto nel 1263, a trentadue anni dalla morte di sant’Antonio, quando i suoi frati decisero di trasferire i resti mortali nella nuova basilica innalzata in Padova accanto alla chiesetta di Santa Maria Mater Domini in cui era stato, per suo desiderio, inizialmente sepolto. Nell’aprire la cassa di ruvido legno che conteneva le spoglie, il ministro generale dei francescani, Bonaventura da Bagnoregio, dichiarato poi santo da papa Sisto IV, si accorse con stupore che la lingua di Antonio era ancora intatta, “rubiconda” senza i segni di decomposizione che avevano consumato il resto del corpo. Mostrando la preziosa reliquia ai fedeli, san Bonaventura esclamò: «O lingua benedetta, che hai sempre benedetto il Signore e lo hai fatto benedire dagli altri, ora appare a tutti quanto grande è stato il tuo valore presso Dio».
Da allora le Reliquie del Santo sono custodite in un’urna di marmo, posta inizialmente nel mezzo della basilica sotto la cupola centrale, e dal 1350 nella cappella dell’Arca collocata sul lato sinistro del maestoso tempio, mentre la lingua incorrotta fu posta invece in un prezioso reliquiario ed è ancora visibile, insieme ad altre insigni.
Toccando la tomba di Antonio o guardando le sue reliquie, milioni di pellegrini esprimono con semplicità e fede la loro richiesta, il loro grazie, o la loro invocazione a Dio attraverso l’intercessione del Santo. Eppure non sono pochi quelli che mettono in dubbio l’autenticità cristiana del culto delle reliquie e disdegnano questo modo popolare e cattolico di pregare ed esprimere devozione. Alcuni arrivano a dire che la venerazione delle reliquie dei santi sarebbe un culto un po’ superstizioso, al limite del pagano, certamente poco spirituale e senza fondamenti biblici. Ci sono oggi ben altre superstizioni e idolatrie, dal denaro, al potere, al successo personale, ai mille piaceri della vita, ai feticismi di vario genere.
Proprio la Bibbia invece, nell’Antico Testamento, ci dice quanto le reliquie del patriarca Giuseppe fossero tenute in considerazione da Mosè, in contrasto con la legge ebraica che proibiva di toccare le ossa. Ci dice, inoltre che quelle del profeta Eliseo erano ritenute miracolose (cfr. 2Re 13,21). Negli Atti degli Apostoli poi si racconta che i primi cristiani mettevano sopra i malati fazzoletti con cui avevano toccato san Paolo, e che le «malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano» (At 19,12). L’evangelista Marco racconta addirittura che la gente, quando passava Gesù, era contenta anche solo di toccare la frangia del suo mantello, e che quanti la toccavano erano guariti. È chiaro che è la fede di chi prega a ottenere da Dio la grazia, secondo la sua volontà, ma poiché siamo uomini e donne in carne e ossa, abbiamo bisogno di poter esprimere la nostra fede anche attraverso gesti concreti. Per questo la Chiesa ha sempre approvato il desiderio di quanti vogliono dimostrare il loro affetto a un santo, anche venerando il suo corpo e chiedendo una grazia davanti alle sue reliquie.
La festa della lingua di sant’Antonio aiuta i devoti del Santo a tenere insieme questi aspetti e ci comunica un significato ulteriore, ben più profondo. Attraverso questo prodigio, ancora visibile ai nostri occhi, veniamo invitati da sant’Antonio a riscoprire il Vangelo che egli ha predicato instancabilmente e con totale dedizione. La Parola di Verità assiduamente proclamata ha preservato la lingua per mezzo della quale, generosamente e senza risparmio, è stata donata ai poveri, agli indigenti, ai peccatori. (Dal Cantuale Antonianum) G.F.
Gli Appuntamenti in Duomo
Triduo
Giovedì 16 e venerdì 17 febbraio: Ore 17.30 in Duomo Vespero, canto del Si Quaeris Miracula e S.Messa
Venerdì 17 febbraio:Ore 20.30 Concerto di musica sacra con la partecipazione del coro città di Gradisca, del coro “Vici della foresta” del F.V.G. e del coro “Esi Forza” di Staranzano.
Sabato 18 febbraio: Ore 17.30 in Duomo Vespero, canto del Si Quaeris Miracula e alle ore 18.00 S.Messa prefestiva e benedizione del pane
Domenica 19 febbraio: Ore 8.30 S.Messa e benedizione del pane; Ore 11.15 S. Messa cantata dal Coro giovanile parrocchiale di Primulacco di
Povoletto (UD) e benedizione del pane; Ore 16.00 Incontro in oratorio Coassini: Intervento catechistico, Assemblea della Confraternita; Ore 18.00 S. Messa solenne in Duomo e benedizione del pane
Il gesto di carità
Nella sua opera di evangelizzatore, sant’Antonio fu strenuo difensore della dignità e dei valori della persona umana. Nell’Assidua, che è il nome della prima biografia di Antonio realizzata per la sua canonizzazione del 1232, si legge che «riconduceva a pace fraterna i discordi; ridava libertà ai detenuti: faceva restituire ciò ch’era rapito con l’usura o la violenza» (Cf. Assidua, 13). Questo fatto verrà ricordato con un gesto di solidarietà, a cura della Caritas parrocchiale, a favore dei carcerati di Padova promuovendo in quantitativo limitato il pane del Santo prodotto dal Panificio dello stesso Carcere padovano “Due Palazzi”. Per tutti ci sarà invece il pane benedetto proveniente dai forni gradiscani