Il nuovo Crocefisso - Grande emozione e stupore
Suggestiva, semplice e solenne nello stesso tempo la liturgia con la quale il Vicario generale monsignor Adelchi Cabass ha benedetto, dopo il rito della via Crucis, il nuovo grande e artistico crocefisso per la nuova cappella dell’Oratorio “G.B. Coassini”. L’opera d’arte è uscita dalle mani degli scultori di Ortisei ed è a grandezza naturale, grande per dire che Dio è una realtà grande nella nostra vita, non un orpello e soprattutto che il suo amore è grande per noi. E’ stato un dono fat to da un offerente, assieme all’allestimento artistico della cappella. Carica d’emozione la via crucis, anche perché era ricca delle parole, ma molto più della testimonianza di vita che don Silvano Cocolin ha offerto a tutta la nostra Chiesa al tempo della sua malattia e morte. Sottolineato dalle note possenti dello Stabat Mater, preghiera che don Coassini conosceva e pregava fin dalla tenera età, si è svolta la liturgia fino al rito di benedizione dell’icona di Cristo. Nel suo breve intervento omiletico mons. Cabass ha sottolineato la bellezza e preziosità, pur nel dramma umano, della scelta dei padri, due icone che riassumono l’esperienza umana e la risposta di Dio a questo dramma della sofferenza e della morte, l’addolorata e la Croce. Molti dei presenti nell’atto finale dell’adorazione e venerazione della croce hanno espresso il loro compiacimento, “sembra che parli”, anzi ti parla! E’ questo l’augurio, che il crocefisso, che ameremo chiamare “di don Giovanni Coassini”, perché a Lui conformò tutta la sua vita di studente, seminarista e per pochi giorni di sacerdote, possa davvero parlare ai bambini, giovani e non solo che entreranno nella cappella, cuore di tutto l’Oratorio. A fine mese dalla chiesa dell’Addolorata dove il crocefisso resterà esposto alla venerazione dei fedeli, sarà trasportato in duomo e da qui, quando l’Oratorio sarà pronto, processionalmente verrà portato a Palazzo Coassini affinché sia il vero “accogliente”, educatore e capo nell’educare all’amore le nuove generazioni.
A.T.
Introduzione alla Via Crucis
Tra i “segni” della fede che don Giovanni Coassini aveva cari, in primo luogo c’era il Cristo crocefisso. Nella sua biografia si legge: “L’anima viene attratta da Gesù Crocifisso a meditare e a conformarsi alla sua santissima Passione. Il Coassini non solo ne concepiva il desiderio, ma si adoperava in ogni modo per realizzarlo. Quando nella sua ultima malattia gli si porgeva da bere, per rinfrescargli le labbra riarse, soleva domandare e con insistenza: “Proprio che mi giovi il bere?” prendeva poi senza resistenza quel ristoro mentre subito soggiungeva: “Il mio Salvatore sulla Croce, nella sua sete non bevve”. Nelle pagine dei suoi diari, chi le ha lette, si è incontrato con queste espressioni, “avrà certamente notato il suo desiderio di conformarsi, come dice l’apostolo Paolo a “Gesù Cristo, e questi crocifisso” (cfr. 1 Cor). Del Crocefisso don Giovanni, in breve tempo, ne assunse i sentimenti, come ci dice San Paolo, «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5). E il Signore lo ritenne, in breve tempo, pronto per il Regno chiamandolo a partecipare anche nella carne alla sua Croce e risurrezione gloriosa, pochi giorni dopo la sua ordinazione sacerdotale.
Indubbiamente è un grande mistero, ma un mistero di grazia! Con questa Via Crucis, le cui meditazioni sono state scritte dal carissimo don Silvano Cocolin, anch’egli associato alla Pasqua del Signore, vogliamo ricordare a noi stessi che comunque la croce è sempre "collocazione provvisoria", anche se durasse tutta la vita, è sempre una realtà relativa rispetto alla gloria che attende i figli di Dio.
Il grande Crocefisso che stasera viene benedetto e che sarà collocato nella cappella dell’Oratorio, diventa così il ricordo più vero di una giovane vita sacerdotale che si è offerta a Cristo e al mondo.
don Maurizio Qualizza