Far sentire il calore di Dio tramite le nostre mani e i nostri cuori aperti
Una Messa non solo per ricordare, ma per aprirci al nuovo e al territorio con più passione, potrebbero essere questi in sintesi i motivi conduttori della festa che domenica 11 si è celebrata a Gradisca in occasione del decimo anniversario della Caritas parrocchiale.
Don Paolo Zuttion, direttore della Caritas diocesana ha presieduto la liturgia assistito dai diaconi di Gradisca, liturgia che per l’occasione era accompagnata dal coro Nediski puobi, giovanotti della Valnatisone, originario della frazione di Cicigolis di Pulfero e diretto dall’appassionato Chiabudini Giuseppe, maestro di scuola ed educatore.
Bella, pregnante e molto apprezzata la riflessione di don Paolo che ha aiutato i presenti a ritrovare i motivi della gioia, alla quale invitava la terza domenica d’Avvento, la domenica Gaudente.
Una gioia che si traduce in carità, in compassione nella prospettiva della Caritas, voluta e creata in Italia quarant’anni fa dalla profezia di Papa Paolo VI.
Citando papa Montini il celebrante ha ribadito il fine educativo e formativo della Caritas, il suo servizio prima di tutto verso la comunità e poi verso le realtà di bisogno e le tante emergenze che ci impegnano con uno sguardo allargato al mondo. Citando poi Papa Benedetto ha rimarcato un passaggio del suo ormai famoso discorso alla Caritas italiana in occasione del suo 40° “Questo è importante: che le persone sofferenti possano sentire il calore di Dio e lo possano sentire tramite le nostre mani e i nostri cuori aperti”. Ma ha concluso don Zuttion, dobbiamo guardare la realtà con il cuore, riconoscere il Signore presente in mezzo a noi per poterci un giorno sentire, vieni benedetto del Padre mio perché ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ero forestiero e mi hai accolto.
Al momento della preghiera dei fedeli, adulti e bambini hanno pregato con intenzioni adatte al tempo liturgico e all’occasione particolare che si celebrava.
A conclusione il parroco ha ringraziato don Paolo, il coro e tutti coloro che in questi anni hanno dato tanto del loro impegno nella realizzazione di questa bella realtà che dev’essere sostenuta da tutta la comunità, da tutti i credenti per non demandare l’impegno agli addetti al lavoro con il rischio di crearsi un alibi, una delega di testimonianza.
Al termine del rito, il coro si è spostato davanti all’assemblea e ha eseguito tre canti della tradizione natalizia delle Valli del Natisone strappando un prolungato applauso dai fedeli che gremivano la chiesa.
Un pranzo in Oratorio tra alcuni volontari, parrocchiani e persone sostenute dalla locale caritas gradiscano ha concluso la bella giornata, creando un clima di fraternità, di ricchezza nella diversità, sedere a mensa con chi ha bisogno o è meno fortunato nella vita è davvero un dono e anche il Clan dell’Agesci che con il loro capo Cico ha realizzato il pranzo e servito a tavola l’ha chiaramente intuito.