La chiesa del Preval non è riuscita a contenere le oltre trecento persone giunte da tutta la diocesi per festeggiare assieme a don Maurizio il trentesimo di sacerdozio. L’incontro che voleva essere un semplice ringraziamento, si è così trasformato in una festa di popolo. La corale San Marco di Mossa ha accolto l’assemblea con l’inno del sinodo diocesano, “il tuo volto Signore io cerco” e il celebrante fin da subito ha esordito dicendo che siamo qui proprio per cercare il volto di Dio, per chiedere che si sveli, con la sua misericordia, in questa azione di grazie e nella nostra vita. In prima fila il sindaco di Mossa con le autorità, una folta rappresentanza dell’associazione trapiantati di fegato della Regione Friuli Venezia Giulia, tantissime famiglie giovani con i figli che il festeggiato nel corso di trent’anni ha unito in matrimonio e battezzato e tanti amici. Nell’omelia il celebrante, che aveva al suo fianco il rettore del Seminario di Udine don Dino Bressan suo condiscepolo che pure festeggiava la stessa ricorrenza e don Francesco Fragiacomo, oltre a una rappresentanza della comunità diaconale, commentando il brano evangelico ha sottolineato come dal testo si evince la triste impressione di Gesù dell’inefficacia della sua predicazione, vinta da tante distrazioni della gente, e dall’azione dell'avversario. Così anche noi, ha continuato don Maurizio siamo più facili aprire la porta di casa, a dare fiducia, credito, come purtroppo capita agli anziani, a persone che non conosciamo, che al Signore, alla sua parola che conosciamo da duemila anni e possiede un altro spessore di credibilità, rendendo inefficace la sua grazia.
Eppure ha concluso don Maurizio il profeta Isaia, guardando con verità il nostro vissuto, ci invita a non scoraggiarci, perché Dio è fedele, la sua presenza-parola è sempre feconda, come l’acqua che scende dal cielo, perché lui sa che troverà un fazzoletto di terra, un angolo della nostra vita da poter irrigare, dove poter far crescere il buon grano, dove salvarci con il suo amore. Importante è fidarsi come Maria, della quale don Tonino Bello scriveva che “la Parola la accolse nel cuore. Cioè fece largo, nei suoi pensieri ai pensieri di Dio; ma non si sentì per questo ridotta al silenzio. Offrì volentieri il terreno vergine del suo spirito alla germinazione del Verbo; ma non si considerò espropriata di nulla…”. Nel corso della liturgia sono stati ricordati l’arcivescovo padre Bommarco, il beato Giovanni Paolo II, e prima della benedizione ancora una litania di ringraziamenti da parte del sindaco, della Comunità, di don Bressan e di un diacono a nome della comunità diaconale, il quale ha ricordato l’impegno del festeggiato dalla nascita della comunità diaconale fino ad oggi, con una costante vicinanza a tutti. L’atto di affidamento a Maria ha concluso la ricca e significativa liturgia con l’invocazione “…intercedi Tu presso il Signore perché abbia misericordia della nostra vita, o Maria, Regina dei Popoli, Madre e fiducia nostra, prega per noi!
Sulle note del canto “Tu es sacerdos” si è poi sciolta l’assemblea che si è ritrovata fino a tarda sera per una cena comunitaria nel parco del santuario, davanti a uno scenario impareggiabile che colorava con un caldo tramonto il Preval, mentre le campane diffondevano il loro suono argentino e festoso che, come scrisse Celso Macòr, superando i confini, vanno al di là delle colline.
F.G.
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