Vorrei soffermarmi con voi sui piedi di Giovanni stasera, il più giovane degli apostoli per lasciarci interrogare da quel gesto di Gesù...per chiedere a Lui: Signore sappiamo noi oggi inginocchiarci simbolicamente e concretamente ai piedi dei nostri giovani, strumentalizzati da tutti, da una società che li vede unicamente come soggetti di consumo e da sfruttare, facilmente strumentalizzabili per impegni politici massificatori (come i centri sociali, le manifestazioni di violenza... consumatori facili di mode e di droghe per creare illusioni di essere qualcuno...?
Mi ha colpito lo sfogo del parroco di Cervignano, don Silvano Cocoli
n, che legge il “bullismo” come conseguenza e frutto di una parola ormai vuota del mondo degli adulti, conseguenza della abdicazione di tante famiglie!
Credo l’abbiate letto; era su tutti i giornali locali....
Ebbene Gesù deve aver indugiato su quei piedi giovanili....
Il Vangelo ci è testimone che Cristo con la sua scelta preferenziale per i poveri mette su questa categoria coloro che da soli non ce la fanno, coloro che spesso non hanno parola o che fanno fatica a farsi ascoltare...
BASTI PENSARE al miracolo nei confronti della figlia morente di Giàiro, servo di un centurione, il figlio unigenito(morto) della vedova di NAIN, il giovane ricco, il figliol prodigo, la figlia della donna Cananea posseduta da un demonio....
Ebbene quei piedi di Giovanni sono quelli che scriveva don Tonino Bello che più
rappresentano quei giovani che dobbiamo servire, ma servirli “Significa ascoltarli.
Deporre i panneggi del nostro insopportabile paternalismo. Cingersi l’asciugatoio della discrezione per andare all’essenziale. Asciugare i loro piedi, non come fossero la protesi dei nostri, ma accettando con fiducia che percorrano altri sentieri, imprevedibili, e comunque non tracciati da noi.
Significa far credito sul futuro, senza garanzie e senza avalli. Scommettere sull’inedito di un Dio che non invecchia. Rinunciare alla pretesa di contenerne la
fantasia.
Servire i giovani significa entrare con essi nell’orto degli ulivi, senza addormentarsi sulla loro solitudine, ma ascoltandone il respiro faticoso e sorvegliandone il sudore di sangue.
Significa seguire, sia pur da lontano, la loro via crucis e intuire, come Cireneo ha fatto con Gesù, che anche quella dei giovani, abbracciata insieme, è una croce che salva.
Significa, soprattutto, essere certi che dopo i giorni dell’amarezza c’è un’alba di risurrezione pure per loro.
Vorremmo almeno stasera non correre questo rischio della teatralità, del dire “che bello!”Dobbiamo allora chiederci: cosa significa servire i giovani? Certo non basta un
RICREATORIO nuovo, offrire delle possibilità...ma.... e, prendo in prestito ancora immagini e parole suggestive di don Tonino Bello...
I piedi di Giovanni, la mattina di Pasqua, nella corsa verso il sepolcro, si sono dimostrati di gran lunga più veloci di quelli di Pietro, aggiudicandosi, a un palmo dalla tomba vuota, la prima edizione del trofeo “fede, speranza e carità”.
Ma al di là dello scatto irresistibile del giovane sull’affanno impacciato del vecchio, quei piedi non sono entrati nell’immaginario della gente.
La spiegazione è semplice: la testa del discepolo ricurva sul petto delMaestro ha distratto l’attenzione dal capo del Maestro chino sui piedi del discepolo.
E’ una riprova ulteriore di come, anche nella Chiesa, le lusinghe emotive della teatralità prevaricano spesso sulla crudezza del servizio terra terra.
Amen