A conclusione del Mese di Maggio, ripensiamo alla sua apertura, il primo maggio, il dono della Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II che ci fece riscoprire e amare Maria.
Giovanni Paolo II, che in tutta la sua vita e in modo speciale da Papa, ha dato un grande impulso alla devozione mariana nella Chiesa Cattolica, mentre c'era il rischio di una deriva dal sapore protestante che stava eclissando la Beata Vergine Maria, ha diritto alla nostra riconoscenza.
Come ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI, la spiritualtà di Giovanni Paolo II è una spiritualità essenzialmente mariana: - “Karol Wojtyła, prima come Vescovo Ausiliare e poi come Arcivescovo di Cracovia, ha partecipato al Concilio Vaticano II e sapeva bene che dedicare a Maria l’ultimo capitolo del Documento sulla Chiesa significava porre la Madre del Redentore quale immagine e modello di santità per ogni cristiano e per la Chiesa intera. Questa visione teologica è quella che il beato Giovanni Paolo II ha scoperto da giovane e ha poi conservato e approfondito per tutta la vita. Una visione che si riassume nell’icona biblica di Cristo sulla croce con accanto Maria, sua madre. Un’icona che si trova nel Vangelo di Giovanni (19,25-27) ed è riassunta nello stemma episcopale e poi papale di Karol Wojtyła: una croce d’oro, una “emme” in basso a destra, e il motto “Totus tuus”, che corrisponde alla celebre espressione di san Luigi Maria Grignon de Montfort, nella quale Karol Wojtyła ha trovato un principio fondamentale per la sua vita: Totus tutus ego sum” .
A Fatima, obbediente alla richiesta della Vergine ai piccoli veggenti, Giovanni Paolo II consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria.
La sua preghiera preferita era il Rosario. Negli ultimi anni del pontificato, l’ottobre 2002 proclamò l’Anno del Rosario. Con la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae indicò nel Rosario la più alta preghiera contemplativa, in quanto attraverso la recita del Rosario il credente vive nella preghiera l’esperienza della contemplazione dei Misteri di Cristo assistito dalla guida amorevole della sua Madre: “La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana somiglianza che evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria” (par. 10).
Il Pontefice invitò perciò le famiglie a riscoprire la bellezza e l’importanza di questa preghiera per la crescita nella vita di fede, superando le obiezioni che, alle soglie del nuovo millennio venivano mosse contro questa pia pratica: “C'è chi pensa che la centralità della Liturgia, giustamente sottolineata dal Concilio Ecumenico Vaticano II, abbia come necessaria conseguenza una diminuzione dell'importanza del Rosario.
In realtà, … questa preghiera non solo non si oppone alla Liturgia, ma le fa da supporto, giacché ben la introduce e la riecheggia, consentendo di viverla con pienezza di partecipazione interiore, raccogliendone frutti nella vita quotidiana” (par. 4).
Superò anche le obiezioni di chi temeva che tale preghiera fosse poco ecumenica, esortando a pregare non meccanicamente, ma col cuore, e orientando tale preghiera all’autentica contemplazione cristologica (mediante la lettura di un passo evangelico relativo al mistero enunciato, e col suggerire nella recita pubblica del Rosario, l’enunciazione del mistero all’interno dell’Ave, dopo la benedizione del Nome di Gesù). Tutto ciò per far si che «Quando è onorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato» (Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 66; par. 4 R.V.Mariae).