È un attimo la sua sosta, un attimo fuggente, ma la Fede può farcelo percepire come un momento che ha sapore d’eternità
Incontro interessante e coinvolgente, quello di martedì scorso, 5 aprile, in Oratorio Coassini, sul tema “ Il carisma di Pietro”.
Tema di grande attualità, da meditare e riscoprire, in vista della visita di Papa Benedetto XVI tra noi, ad Aquileia, Chiesa che vanta non solo antichissime origini, ma figure illustri di eccelsa santità e fama.
Il relatore, prof. Don Ettore Malnati, con stile semplice ed efficace e con argomentazioni di grande spessore, ha condotto per mano l’assemblea (chi ha preferito la poltrona e la TV non sa cosa si è perso!) sulle rive del lago di Genesaret, che ha accolto per anni le reti gettate nelle sue acque dal pescatore Simone e dai suoi fratelli, fino al famoso giorno in cui un uomo chiamato Gesù, li sceglie, li chiama e li fa pescatori di uomini.
Con levità e con dovizia di citazioni, don Ettore ha tratteggiato la figura di un uomo, Simone (che Gesù chiamerà Pietro), fragile e appassionato, generoso e impulsivo, testardo quanto basta per meritarsi, più volte, qualche severo rimbrotto dal Maestro; con le ansie e le paure di tutti gli uomini, di allora e di oggi, ma con un punto fermo e imprescindibile nella sua vita: l’Amore di Gesù per lui.
Un amore che, nel tempo, scoprirà essere più grande dei suoi peccati e franco dei suoi tradimenti.
In Pietro può riconoscersi ogni uomo, con le sue fragilità e le sue debolezze, ma anche con la dignità e la forza di sentirsi figlio di Dio e con la gioia di poter fare riferimento ad un Maestro, che non fa differenze di persona - “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Scelta audace, quella di Gesù, ma confortata dal sigillo del Padre che mette in bocca a Pietro quella professione di fede che Gesù riconosce poter provenire solo da Dio. Pietro: “Tu sei il Cristo del Dio vivente”. “Beato te, Simone, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. Come se il Padre desse il suo assenso a che Pietro diventi veramente la roccia a cui, fin dai primordi la Chiesa nascente possa far riferimento, riconoscendogli quell’autorevolezza che farà di lui il primo papa della cristianità, successore di Cristo e garante della trasmissione della fede.
E’ infatti Pietro che proclama il primo Kerygma; ha proseguito don Malnati, a Pietro gli apostoli si riferiscono per dare valore alla Risurrezione;(anche i discepoli di Emmaus hanno visto il Risorto, ma solo il fatto che l’abbia visto Pietro, è garanzia di verità!)
Paolo, convertito andrà a Gerusalemme per avere, da Pietro, conferma della sua fede; nel 50 d.C. al primo concilio di Gerusalemme, è il vescovo Giacomo colui che presiede, ma il “la” lo dà ancora una volta, Pietro.
Insomma, nei primi tempi della Chiesa, c’è una grande attenzione a Pietro e da Pietro viene il criterio di veridicità da cui non si può e non si vuole prescindere.
Certo Pietro non agisce da solo, con lui ci sono quelli che hanno vissuto la sua mezza esperienza di fede, che collaborano all’annuncio, si confrontano ed esprimono le loro idee, quasi a voler sottolineare una unità naturale e necessaria, ma non per questo un’uniformità. Tanto che Pietro ascolta, discerne, mantiene il primato di conservare e di confermare i fratelli nella fede. Cum Petro, sub Petro.
Guardare a Pietro con tanta chiarezza ci ha aiutato come naturale conseguenza, a guardare con nuova consapevolezza alla figura di Benedetto XVI, oggi papa, successore autorevole di Pietro, e quindi di Cristo, al quale ancora è affidato il compito e l’autorità di confermarci nella fede.
Niente di nuovo, chi non sa queste cose? Beh, se è vero che “repetita iuvant”, forse la venuta di Benedetto XVI in mezzo alla nostra gente friulana, non ha un valore di casualità, ma può trasformarsi in un richiamo forte, per tutti, a riconoscere che colui che oggi, con fatica, ma anche con coraggio, porta avanti la barca di Pietro, nei marosi del nostro tempo, così difficile e multiproblematico, vuol fermarsi in mezzo a noi per confortarci e incoraggiarci con le Parole del Maestro: “-Venite in dispare e riposatevi un po’”. È un attimo la sua sosta, un attimo fuggente, ma la Fede può farcelo percepire come un momento che ha sapore d’eternità.
Facciamo nostro l’invito di S. Ireneo: - Confrontate la vostra fede, con la fede di Roma – e cominciamo seriamente a vedere la presenza di Benedetto XVI fra noi come un dono, un soffio dello Spirito che vuol riaccendere in noi la fiamma di quelle virtù teologali, fede, speranza, carità, ormai in dismissione nella nostra società, e forse, chissà, anche nella nostra vita di uomini e di cristiani.
Tutta la nostra gratitudine a Don Ettore che nel suo excursus di “recupero” della figura di Pietro, ci ha spalancato il cuore, quasi fatto sognare, al desiderio di accogliere il Papa e ci ha messi nell’attesa di un evento che rischiava di essere vissuto con superficialità, senza un minimo sussulto di gratitudine e di gioia.
Alfreda Molli