Siamo nuovamente stasera davanti al Signore, al temine di un anno segnato dalla crisi economica, da tante crisi personali e familiari, ma insieme non possiamo nascondere anche le gioie e le speranze, i desideri di una vita e di un mondo migliori. La Chiesa giustamente , scrive nell’omelia che settimanalmente mi invia monsignor Riboldi, “celebra la fine dell'anno con un grande Te Deum, per dire grazie a Dio che ci ha donato tanto tempo. E il tempo che viviamo, in quanto dono, - ricordiamocelo sempre – ci è dato per una sola ragione: quella per cui Dio ci invita a crescere in bontà e amore, come un cammino verso il momento in cui finirà 'questo' tempo e sarà l'eternità. La vita non è uno scherzo e neppure un gioco. É un bene che esige seria responsabilità.” Quante volte manchiamo a questa vocazione e a questa responsabilità…..
Ma nel contempo abbiamo vissuto un rinnovato sforzo nella Caritas, che non è una tabella sulla porta, ma dietro la quale ci sono persone, menti e cuori desiderosi di dare una mano, che offrono il loro tempo con generosità. Ci sono stati anche innumerevoli segni della benevolenza di Dio. Tanti segni di solidarietà umana in seno alla comunità, certamente nascosti agli occhi dei più, ma che io ringrazio di conoscerli, il dono inaspettato di numerosi catechisti, un grande amore alla vita nell’accoglienza di nuovi figli accolti dall’amore delle loro famiglie, chi è arrivato al 4° chi al 5°, delle vocazioni alla vita consacrata che nella riservatezza stanno crescendo e maturando e tanti piccoli segni e incontri che hanno riportato luce e serenità.
Questa sera siamo chiamati, dalla sapienza che ci deriva dalla Parola di Dio, a fare “memoria” di ciò che abbiamo vissuto, a farne una contemplazione orante, ma soprattutto a ringraziare il Signore, come abbiamo sentito nel Vangelo riguardo Maria, che “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.”
Di solito ringraziamo così poco e così male…Il peccato dell’ingratitudine travolge il nostro tempo presente, si pretende…….., tutto è dovuto, abbiamo quasi perso la percezione che tutto è dono.
Un tempo tutto veniva riferito a Dio, alla sua Provvidenza, e il ringraziamento era l’atteggiamento sempre presente…..il ringraziamento non è solo galateo ma è educazione alla fede, è allenamento a rispondere a Dio, è accorgersi del suo amore che ci avvolge da ogni parte incessantemente.
Bisogna poi anche ringraziare per le prove e le difficoltà della nostra vita: tante croci, anche durante quest’anno, dico questo perché da qualcuno mi è stato confidato che alla fine anche queste esperienze di sofferenza sono state motivo di grazie, un bene…di conversione..
In questa notte, preludio dell’inizio dell’anno nuovo il Signore ci dona la pace
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace!” Qual è questa pace che Dio dona?
Innanzitutto la pace interiore, la pace del cuore. E’ quella che permette di volgere uno sguardo di speranza sul mondo, anche se spesso è lacerato da violenze e conflitti. Accogliamo stasera questa pace, che è dono anche di Maria, Lei che ci ha donato il Signore, Principe della Pace, custodisca i nostri giorni nel bene.
Già la Messa, l’Eucaristia è lode e ringraziamento, ma in particolare alla fine con il canto del Te Deum, faremo nostro l’atteggiamento di fede dei pastori che, ci ha ricordato la pagina evangelica, “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”
Che cosa avevano visto e udito? Quello che San Antonio registra nei suoi Sermoni per il Natale, laddove scrive:
"O Primo, o Ultimo, o Signore degli angeli
sottomesso agli uomini!
O Creatore del Cielo
sottomesso al falegname,
il Dio dell'eterna gloria
sottomesso alla Vergine poverella".
Vieni Signore, visitaci con il tuo amore. Amen