“… i pastori dicevano tra loro: Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,15).

Ritorna il Natale!
Quello dei consumi è già iniziato da un pezzo con i suoi frastuoni e disturbi televisivi, quello di Gesù Cristo viene in modo sommesso, con la semplicità e la fortezza dell’Avvento, della sua liturgia, dell’invito alla Carità. Gesù è venuto dentro al durezza della storia del suo tempo, c’è stato un annuncio di angeli, l’accoglienza di una giovane Madre. Gesù continua a venire in un mondo ancor più duro, diviso, egoista, ci vogliono però dei nuovi angeli, annunciatori di questa bella notizia, ci vuole però tenerezza, sullo stile di Maria, cioè tenerezza d’amore nell’accoglierlo. E lo sappiamo che non è facile, la lotta è impari perché ''Ci sono tendenze culturali che cercano di anestetizzare le coscienze con motivazioni pretestuose” (Benedetto XVI), la storia presente, la cronaca dilagante “cerca di inchiodarci una corazza di ferro sul cuore, per soffocare la vita. Ma come resistere alla provocazione di credere che l’annuncio sia vero, che davvero Dio sia entrato nel mondo, che esista una speranza anche per noi?” (padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa), eppure anche per noi c’è un invito, un invito personale, andare come i pastori nella notte verso la grotta, a dispetto di tutto, rispondere all’invito, all’esigenza del cuore. Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L'importante è muoversi.E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso. Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli uomini della Terra, sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. Mettiamoci in cammino senza paura.(don Tonino Bello)
Andiamo e non abbiamo paura, se la società materialista scopre con sgomento le sue fragilità più profonde e anche le nostre per piombarci in delusioni e frustrazioni pesanti, perché oggi “essere poveri, o poterlo diventare, diventa per tutti una possibilità reale. Ma questo è solo il segno esteriore di una povertà più profonda, che affligge l’anima.” Gesù a Betlemme scopre davanti a  noi la “fragilità di Dio” e assumendola ci dà speranza, una speranza viva e duratura.
Questa speranza si trasformi in letizia e gioia per un Natale vero e per un nuovo anno ancor di più all’insegna della fedeltà e della misericordia di Dio.
don Maurizio