E’ stata un’inaugurazione fermamente voluta dall’amministrazione comunale proprio nel Borgo Trevisan, quello su cui forse pesa di più umanamente e geograficamente la presenza dei due centri, il CIE e il CARA. Ma l’immagine, il risvolto commerciale, turistico pesa su Gradisca, sul centro storico, su tutta la città, così si è espresso il sindaco Franco Tommasini, nel suo intervento nel quale ha dato anche il benvenuto alle tante autorità presenti, regionali, provinciali, al Prefetto di Gorizia, autorità militari e ad un folto gruppo di cittadini assieme ad alcuni ospiti del CARA. E’ seguito il saluto del vice presidente della Provincia che ha rimarcato come l’istituzione ha voluto investire su Gradisca per una sorta di riscatto, in specifico con l’apertura della nuova Galleria Spazzapan, nel campo della cultura. Infine c’è stato l’intervento del parroco don Maurizio Qualizza che, dopo il rito di benedizione, nel quale citando il libro della Genesi, ha evocato il significato profondo della luce nell’atto creativo di Dio. Il motivo che ci ha raccolti, ha proseguito il sacerdote, non è solo quello della sicurezza, di illuminare una zona problematica, ma di cogliere dentro questo frangente della storia “una luce”, perché queste strutture, che contengono persone, e il Cara in particolare, non è solo un problema, ma anche una ricchezza, ne è prova il fatto che è partito in questi giorni un progetto di integrazione negli spazi dell’Oratorio Coassini. Questo progetto, promosso dal Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico di Duino e dall’Associazione “la tenda per la pace e per i diritti”, reso concretamente possibile dall’immancabile sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, che si distingue per tante opere e progetti di solidarietà in genere su tutto il territorio isontino e in particolare per la comunità di Gradisca e per il suo Oratorio, è veramente un piccolo ma significativo passo verso quella integrazione, anche se momentanea per i tempi dei richiedenti asilo, una vera luce che si è visto non solo squarciare il buio, ma riscaldare i cuori.
A.T.