La comunità cristiana di Gradisca ha espresso tutta la propria gratitudine a Luciano Alberton e Vinicio Tomadin, i suoi “custodi della memoria”. Comunità di San Valeriano in festa, sabato sera, per la celebrazione del patrono. Nella chiesa di borgo Basiol, alla periferia della cittadina, il parroco don Maurizio Qualizza ha officiato in una chiesa affollata la Santa Messa patronale, ben animata dal coro interparrocchiale “Oltre le frontiere” di Gradisca e Villesse. Al termine della liturgia, si diceva, la tradizionale consegna del «Premio San Valeriano», riconoscimento che annualmente viene conferito dalla parrocchia alle figure della comunità cristiana di Gradisca che si siano particolarmente distinte per il proprio servizio appassionato e disinteressato alla città. Definizione che difficilmente potrebbe trovare destinatari migliori di Luciano Alberton e Vinicio Tomadin, studiosi di storia locale che con il loro impegno silenzioso e decine di riuscite pubblicazioni, da sempre mantengono viva l’identità gradiscana salvando dall’oblio degli uomini vicende storiche e personaggi che hanno contribuito a scrivere la storia cittadina. E a disegnarne e farci comprendere, in fondo, il presente. Ad Alberton e Tomadin, figure molto note, è giunto l’affettuoso abbraccio della comunità, rappresentata nell’occasione dal sindaco Franco Tommasini oltre che da decine e decine di fedeli che hanno voluto esprimere ai due storiografi la propria gratitudine. San Valeriano, cui è dedicata la chiesa del quartiere gradiscano, fu un mirabile vescovo aquileiese che operò fra il 370 e il 388 dopo Cristo. E oggi come allora, secondo il parroco, l’affacciarsi di teorie eretiche vorrebbe impedire alla religione di occuparsi dell’uomo. “L’episcopato di Valeriano coincise con uno dei momenti più fulgidi della Chiesa di Aquileia: grazie a lui sorse, attorno alla sede vescovile, un importante seminario di studi teologici e di formazione ascetica – ha ricordato nella sua omelia don Maurizio Qualizza – che ha dovuto affrontare la terribile eresia ariana, che vinta, segnò la ripresa della fede nicena. Chissà cosa direbbe oggi Valeriano nel vedere che quell’eresia vive ancora, seppure sotto altre forme, che l’erede di Aquileia, la nostra diocesi, non ha più nessun studio teologico o meglio, non ha più persone che si preparano al sacerdozio. Il “non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”, che potemmo tradurre con un “Vieni via con me”, che non è l’invito banale di trasmissioni televisive di parte – la dura riflessione del sacerdote - che in quest’epoca di deriva relativista vorrebbero impedire ai cristiani di esprimere il proprio pensiero sul tema della vita”, deve impegnarci ad un vegliare pronto e convinto. Il tempio di San Valeriano in via King, nel più periferico borgo Basiol, venne edificato in legno nel 1967 grazie al coraggioso operato di don Sante Gobbi, il primo pastore di quella comunità.
Luigi Murciano