Dare vita ad una “convivialità delle differenze” per educare all’interculturalità e all’accoglienza. Con queste finalità il ricreatorio Coassini spalancherà le sue porte ai giovani immigrati. Dopo il Comune di Gradisca, che ha avviato alcuni progetti per il coinvolgimento degli immigrati nel tessuto cittadino – vedi il loro impiego volontario nella squadre manutentive del verde e i nascituri rapporti con l’istituto agrario “Brignoli” – anche l’Unità pastorale della Fortezza apre ai figli dei richiedenti asilo del Cara gradiscano e a tutti i figli di migranti residenti in città. Quello della parrocchia del Santissimo Salvatore è un progetto rivolto in particolare ai minori. “Gioventù per il cambiamento” sarà presentato mercoledì 24 novembre alle 17 all’oratorio Coassini di Gradisca. L’innovativa iniziativa impegnerà sei giovani studenti del Collegio del Mondo Unito di Duino, accompagnati da un loro insegnante, due rappresentanti della Associazione Tenda della Pace, un responsabile del Cara ed uno della Parrocchia di Gradisca d’Isonzo, che metterà a disposizione i locali parrocchiali sino a maggio del prossimo anno. Ogni mercoledi pomeriggio, dalle 16 alle 18.30, per una ventina fra bambini e ragazzi ospiti del Cara di Gradisca, ma anche i bambini di famiglie extracomunitarie abitanti a Gradisca, con il coordinamento e l’animazione degli studenti del Collegio del Mondo Unito vi sarà la possibilità di relazionarsi con i coetanei di Gradisca in semplici attività di gioco e di intrattenimento musicale, con lo scopo di porre le basi per l’inizio di un cammino di integrazione e di conoscenza reciproca. “Attuare l’interculturalità é possibile – spiega il parroco, don Maurizio Qualizza - utilizzando il patrimonio della propria tradizione culturale come punto di partenza per impegnarsi in nuove sintesi, accettando il confronto con altre memorie e narrazioni relativizzando le proprie prospettive”. La cittadina di Gradisca con le sue istituzioni si conferma dunque sensibile al rapporto con le strutture per migranti ospitate sul suo territorio. A luglio era partito il progetto – non ha precedenti in Italia – di impiego gratuito e volontario di piccole squadre di immigrati nei servizi manutentivi del verde pubblico. I richiedenti asilo si recano al lavoro ogni mattina. Puntualissimi all’appuntamento delle 7.30. Maglietta arancione, pantaloni blu, scarpe antinfortunistiche: pronti per il loro impiego di giardinieri comunali nei parchi di Gradisca. E anche se non sono pagati, sembrano felici. L’intuizione del Comune di Gradisca ha avuto l’immediato appoggio della Prefettura e della Provincia di Gorizia, sfociando in un protocollo d’intesa per l’integrazione dei richiedenti asilo. Su base assolutamente volontaria, gli immigrati apprendono i rudimenti del mestiere di giardiniere e danno una mano a tenere la città pulita. Per contro impiegano in maniera costruttiva il tempo a propria disposizione e maturano competenze che un domani potrebbero tornare loro utili se otterranno la permanenza nel nostro Paese. L’accordo, calibrato sulla base di quelli che sono i tempi di permanenza standard di un immigrato nel Cara – alcuni mesi - ha visto le prime due squadre concludere la propria esperienza nei parchi della Rotonda, della Spianata, della Pineta, del Castello e di via degli Eroi. Gli immigrati hanno le provenienze più disparate: afghani, curdi, nigeriani, eritrei. La lingua non è un ostacolo, nel protocollo è previsto che almeno uno straniero per squadra parli l’italiano o perlomeno l’inglese. Il confine, si sa, è sottile: se gli immigrati fossero stati pagati per il loro impiego da giardinieri, la popolazione locale avrebbe potuto sentirsi discriminata specie in un momento di crisi occupazionale come questo. Non essendo pagati, qualcuno avrebbe potuto tacciare il Comune di sfruttamento. «Fortunatamente la popolazione sembra aver compreso e gradito la novità ed anche il comune di Sagrado si è detto interessato a portare avanti un’iniziativa analoga», commenta l’assessore Linda Tomasinsig.
Luigi Murciano