“Ma voi chi dite che io sia?”. E’ con questa domanda che don Giosy Cento ha interrotto la sua omelia, domenica sera in Duomo. Sì, ha fatto silenzio per un po’, lasciando che ognuno trovi dentro di sé la propria risposta. Un silenzio vibrante, espressione di quella capacità comunicativa propria del sacerdote don Giosy, che in tal modo ha voluto mettere a fuoco la pagina del Vangelo di domenica. Tante le risposte possibili – ha detto il sacerdote -: un confidente, un fratello, un aiuto… sicuramente una base su cui fondare la vita attraverso la Fede ed il Vangelo. Ed è proprio questo il messaggio che ha voluto trasmettere a coloro che hanno partecipato al concerto che si è tenuto un po’ più tardi, in Sala Bergamas. Una sorta di catechesi espressa attraverso musica, giochi e dialoghi, che ha coinvolto il pubblico, in tutte le sue fasce di età. Le testimonianze del sacerdote-cantautore, che ha richiamato più volte le figure di don Tonino Bello e madre Teresa di Calcutta, nonché le sue provocazioni sulle esteriorità della vita contemporanea, hanno toccato il cuore dei numerosissimi presenti. E a tutti ha lasciato il suo “Sarebbe bello”, brano musicale con il quale don Giosy, accompagnato dai Parsifal, aveva iniziato il coinvolgente concerto, delegando a ciascuno una briciola di responsabilità, come suona anche dal testo del ritornello:
“La farfalla è una stella che si posa su un fiore,
ogni notte la luna è l’annuncio del sole.
Rimettiamolo in moto questo vecchio motore
basta solo una spinta e una goccia d’amore.”
O.F.