Festa di famiglia per il carattere feriale della giornata, ma Messa solenne con la partecipazione dei bambini della Prima Comunione e di tanti fedeli che non sono voluti mancare a questo appuntamento della tradizione della fede. La cornice è stata come sempre la Chiesa di Santo Spirito, da dove al termine della liturgia si è snodata la processione che, attraverso Porta Nuova, è entrata dentro le mura della Fortezza verso il Duomo per il solenne canto del Te Deum. Nell’omelia il parroco ha ricordato la nascita della festa del corpus Domini, nata dall’incredulità di un sacerdote boemo che di ritorno da Roma, a Bolsena, durante la consacrazione della Messa fu assalito dal dubbio sulla presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati. L’ostia diventata carne nelle sue mani, il corporale macchiato di sangue fece sì che nel 1264, con bolla speciale, Papa Urbano IV istituì la solennità del Corpus Domini per tutta la Chiesa. Don Maurizio ha detto che in fondo anche oggi tanti dubbi assalgono i credenti, dubbi di fede, ma anche su valori umani e lo stesso senso dell’esistenza, siamo qui per chiedere al Signore la forza per superarli. Ed è bello pensare ha continuato il celebrante che proprio nell’ora più difficile della sua vita, nel momento dell'abbandono e dell'incomprensione, Gesù non pensa a se stesso, ma agli altri, ai suoi amici, compie un gesto definitivo: si dona, si consegna, non offre pane e vino, come Melchisedek, ma la sua stessa vita sull'altare della croce. Non possiamo non pensare, ha rimarcato il parroco, a quanto accaduto oggi in Turchia con l’assassinio del vescovo cattolico Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia, è la continuazione di quel donarsi di Gesù nell’Ultima Cena e sul Calvario, un donarsi nella Chiesa che non viene meno. Al termine della Messa, pur con tempo minaccioso si è potuta svolgere normalmente la processione Eucaristica, mentre dal campanile del Mercaduzzo e del Duomo si sentivano delle bellissime melodie dei sacri bronzi. La squadra degli scampanotadors di Gradisca e degli amici di Tapogliano e Campolongo, gruppo nato da poco, hanno realizzato dall’alto quell’unità pastorale che nella concretezza della vita, dal basso, è qualcosa ancora da venire, quell’unità che il suono delle campane diceva armonia e festa. Così un tramonto per nulla estivo è stato segnato sulla città da suoni gioiosi, mentre nel silenzio alternato a invocazioni, colui che rimane sempre presente nella vita degli uomini passava benedicente.