OFFERTE DI PASQUA A SOSTEGNO DEL PROGETTO MISSIONARIO DI ANNA MEDEOSSI DI LUCINICO
La mia storia? Come sono finita in Algeria? Incredibile? No…
Credo che la cosa più incredibile della mia storia non sia di essere arrivata in Algeria, ma di esserci rimasta!
Una ragazza di Lucinico «tutta casa, chiesa, scuola … e campo di atletica (!)». Nulla di speciale da fuori. Ma con dentro tanta voglia di dare, di darsi fino in fondo, di dare la vita per qualcosa di grande, per Qualcuno di più grande. È così che con una laurea in architettura in tasca e la certezza che ci fosse un progetto più grande per me, ho scelto la vita monastica «nel cuore delle città, nel cuore di Dio». Ma anche là si è fatta strada a poco a poco l’impressione che potrei «dare di più». Ed eccomi di nuovo in strada per un’esperienza in missione. Ho scelto di non scegliere il paese di destinazione, ma di lasciarmi guidare dall’incredibile (questa sì!) immaginazione di Dio. Il solo modo per fare un passo più in là dei miei orizzonti conosciuti.
Tre anni di volontariato in Algeria prima di dire un «sì» definitivo alla vita che il Signore aveva cominciato a tracciare scrivendo a modo suo, «diritto con linee storte»: una vita consacrata nel mondo per vivere la fraternità universale, per «costruire la fraternità» - come dice papa Francesco. Qui è veramente il mio lavoro quotidiano, ed è il lavoro di tutta la comunità cristiana. «Costruire la fraternità» è la chiave di lettura di tutte le azioni della Chiesa in Algeria, al punto da farne il titolo del progetto diocesano Caritas (di cui sono responsabile) che coinvolge tutte le parrocchie e i centri di attività.
Dall’artigianato femminile ai giochi per bambini, dall’accoglienza dei migranti al coro degli studenti, in fondo, l’obiettivo è unico: fare esperienza di fraternità!
Qui, in un contesto così particolare, la fraternità è una sfida continua, un lavoro in cui non si è mai finito di arrivare in fondo, un rischio da correre tutti i giorni. Prima di soldi e iniziative, è un lavoro «sulla propria pelle», sul proprio cuore. Credo sia per questo che sono ancora qui, sul cantiere di un’umanità riconciliata, dell’uomo (e della donna) riconciliati con sé stessi, con l’altro diverso e con Dio.
È un cantiere a piccoli passi e grande perseveranza, un cantiere a ritmo lento e tempi lunghi, un cantiere per maratoneti! Incredibile!