Si svolgerà
sabato 24 agosto la cerimonia d'intitolazione del Ponte Bianco che conduce dalle rive di Grado all'isola della Schiusa a Egidio Bullesi (Pola, 24 agosto 1905 – Pola, 25 aprile 1929), giovane istriano, venerato all'isola di Barbana, secondo il seguente programma:
- ore 10.00 cerimonia di intitolazione, discorso del Sindaco di Grado, scopertura e benedizione delle tabelle indicative.
Trasferimento all'isola di Barbana con omaggio all'urna del venerabile e solenne messa in Santuario presieduta da
padre GiovanGiuseppe Califano, postulatore generale delle cause dei santi dell'Ordine dei Frati Minori.
Canti sostenuti dalla corale parrocchiale “Sacro Cuore/Immacolata” di Pordenone.
A seguire, inaugurazione di una mostra sul nostro venerabile curata in Istria da monsignor Marijan Jelenić (aperta fino al 15 settembre).
Il pomeriggio incontro
IMPORTANTE con il postulatore generale
Domenica 1° settembre, nel giorno dell'onomastico di Egidio,
alle ore 18.30, santa messa solenne
a Trieste presieduta dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo diocesano, e cantata dal Coro dell’Associazione delle Comunità Istriane nel
Tempio mariano nazionale di Maria Madre e Regina di Monte Grisa che conserva gli altari dei santi dell' Istria, di Fiume e della Dalmazia: alle loro immagini si aggiunge quella del venerabile nostro di Pola riprodotta in quadro che viene donato
dall'Associazione Italiani di Pola e Istria - Libero Comune di Pola in Esilio con la presenza del guardiano dei frati francescani di Barbana fra Stefano Gallinaro e delle associazioni degli esuli.
La causa di Egidio fu introdotta 45 anni fa nella diocesi di Trieste a opera di monsignor
Antonio Santin, arcivescovo guida di Egidio, la cui statua guarda all'Istria dalla spianata adiacente questo santuario che si erge in posizione panoramica sul ciglio carsico.
Tratto da
www.santiebeati.it
Autore
Antonio Borrelli
In questi ultimi decenni vengono sempre più spesso alla ribalta, figure di laici impegnati, giovani e meno giovani, che hanno fatto la storia dell’Azione Cattolica Italiana, originari da ogni angolo d’Italia e che per il loro donarsi spassionatamente all’apostolato fra i laici, mettendo in pratica il motto programmatico dell’Associazione: “Preghiera, Azione, Sacrificio”, hanno meritato per la loro santa vita, l’avviarsi delle relative Cause di Beatificazione.
È il caso di Egidio Bullesi, il quale nacque a Pola (diocesi di Parenzo) nell’Istria e che allora apparteneva all’Austria, il 24 agosto 1905; terzo dei nove figli di Francesco e Maria Diritti, frequentò la scuola italiana, fino a quando nel 1914, scoppiata la Prima guerra Mondiale, dovette con la famiglia rifugiarsi a Rovigo in Italia.
Ma dopo la dichiarazione di guerra da parte italiana all’Austria, mentre il padre era rimasto a lavorare a Pola, lui con il resto della famiglia, si dovette trasferire a Szeghedin (Ungheria), Wagna (Stiria) e Graz (Austria).
Di carattere esuberante, impulsivo, istintivo, si sentiva profondamente italiano; per questo la famiglia Bullesi durante tutto il periodo della guerra, trascorse un periodo nero.
La famiglia ritornò a Pola, diventata italiana, dopo il 1919 e secondo i biografi ebbe un periodo di rilassatezza nella pratica religiosa. Ma l’adolescente Egidio si riprese ben presto, con l’arrivo dei padri Francescani, che prese a frequentare, prima nel santuario della Madonna di Siana e poi nel centro della loro attività, l’orfanotrofio di S. Antonio.
Intanto a 13 anni prese a lavorare come carpentiere nell’arsenale di Pola, dove nonostante la giovane età, si fece notare per la coraggiosa pratica della sua fede cattolica, specie in quell’ambiente di affermato socialismo, meritandosi comunque l’ammirazione e la stima di tutti.
Seguendo l’esempio della sorella Maria, il 2 luglio 1920 a 15 anni, s’iscrisse nelle file della Gioventù d’Azione Cattolica e il 4 ottobre dello stesso anno, volle diventare anche Terziario Francescano. Nel campo lavorativo passò poi dall’Arsenale al cantiere navale di Scoglio Olivi, sempre a Pola, tenendo ben alti e saldi i suoi principi religiosi e morali; puntuale nei suoi doveri di lavoratore, tenendo testa con garbo ed attenzione a tutte le obiezioni e contrapposizioni in campo religioso.
Con il suo entusiasmo di giovane istituì a Pola gli esploratori cattolici; aveva 19 anni quando si arruolò nella Marina Militare imbarcandosi sulla nave “Dante Alighieri”, anche qui operò il suo apostolato di giovane cattolico fra i circa mille marinai; diceva sempre: “L’Italia sarà grande solo quando sarà veramente cristiana!”. Dopo tre anni si congedò il 15 marzo 1927.
Nonostante la grande crisi del lavoro che attanagliava l’Italia, fu chiamato, tramite il fratello maggiore Giovanni a lavorare nel cantiere navale di Monfalcone (Gorizia), dove il lavoro non mancava in quel periodo di armamento militare, scaturito con l’avvento del Fascismo.
Anche a Monfalcone riprese il suo apostolato fra gli operai e dedicandosi anche alla ‘Conferenza di San Vincenzo’.
Ma la sua splendida testimonianza di giovane cattolico impegnato, era giunta al termine, verso la fine di febbraio 1928 si ammalò gravemente, la malattia fra alti e bassi si protrasse per due mesi, finché si spense a soli 24 anni il 25 aprile 1928.
Rivestito con la tonaca francescana fu seppellito nel cimitero di Pola; la fama della sua santità si diffuse rapidamente fra i marinai, dentro e fuori d’Italia e fra i membri dell’Azione Cattolica.
Per i noti motivi politici, che coinvolsero l’Italia e l’Europa, con il seguito della Seconda Guerra Mondiale e anche con la perdita dell’Istria, assegnata nel 1947 alla Jugoslavia, non si poté aprire la Causa per la sua beatificazione, fino al 6 dicembre 1974, quando finalmente fu aperta dalla Curia di Trieste.
La sua salma fu esumata dal cimitero di Pola e traslata definitivamente nell’isola di Barbana (Grado, Gorizia).
Con decreto del 7 luglio 1997, papa Giovanni Paolo II gli ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù e il titolo di venerabile.