Domenica scorsa ci siamo aggregati al Gruppo scout di Gradisca al quale siamo vicini,ma per un pellegrinaggio tutto nostro nel nome di Antonio. Circa 25 km, da Camposampiero a Padova, è questo il cammino che abbiamo fatto per arrivare al Santo dal Santuario del Noce, un percorso certo anche ideale, ma che ricalca storicamente quell’ultimo tragitto della vita terrena che Antonio ha fatto nel maggio di quel 1231. Il Cammino di Sant'Antonio rimanda ad alcuni episodi famosi che legano indissolubilmente il Santo non solo a Padova, ma anche ai Comuni e al territorio nel quale si snoda il percorso stesso. Ancor oggi, nonostante il cambiamento radicale dei luoghi e del paesaggio, si può ritrovare ancora il tempo di sant’Antonio, leggendo le fonti, in particolare la cronaca medioevale chiamata Assidua: «congedate le moltitudini, cercava un luogo appartato; e si portò al luogo di Camposampiero, anelando a trovarvi una tranquilla solitudine». «Tutto felice per l'arrivo di lui, un nobile di nome Tiso offrì devotamente al Servo di Dio l'ossequio premuroso della sua cortesia...». Il 13 giugno del 1231 come ancora riporta il medesimo documento, «All'ora del desinare... d'improvviso tutte le forze presero ad abbandonarlo. (...) Sentendo il Servo di Dio Antonio che la fine del suo corpo si avvicinava, chiamato uno dei suoi fratelli e compagni a nome Ruggero gli disse: "Fratello se sei d'accordo, io vorrei andare a Padova nel luogo di S. Maria, per togliere ogni peso a codesti fratelli." Ruggero ne fu persuaso e così, vi fu adagiato il padre Santo...». Antonio, dunque, disteso su un carro trainato da buoi; viene condotto verso Padova. Alle soglie della città, in località Arcella, spira santamente dicendo come ultime parole: «Vedo il mio Signore».
Appena giunti a Camposampiero Marco ed io abbiamo incontrato fra Simone che ci ha accolto con grande gioia, ci ha impartito la benedizione per il cammino, ci ha consegnato le credenziali e ci ha invitato davanti alla Cella della Visione ove Sant'Antonio viveva nella visione di Gesù Bambino.
Un momento di preghiera davanti alla Cella della Visione e poi una visita alla Cappella del Noce ove il Santo, desideroso di quiete e tranquillità, fece costruire una piccola capanna su un noce.
Siamo partiti alla volta di Padova e appena imboccata la strada abbiamo incontrato un grande gregge di pecore che sfilava lungo la strada, ottenute delle indicazioni sulla giusta via da percorrere, siamo saliti sull'argine del fiume Muson fino alla confluenza con il fiume Brenta.
E' stato un bel cammino verso la città del Santo, di preghiera, di riflessione e amicizia tra noi e nell'incontro con gli altri, un podista ci ha visto e si è fermato chiedendoci informazioni sul cammino che stavamo facendo e sul Cammino di Santiago che intende percorrere quest'anno, l'anno Santo Giubilare per Santiago de Compostela, un anziano signore di Padova ha voluto accompagnarci per un tratto di strada dal Santuario dell'Arcella verso la Basilica del Santo raccontandoci qualcosa della sua vita, abbiamo incontrato altre persone con cui abbiamo scambiato un saluto od alcune parole.
Anche un saluto è qualcosa di speciale perché spesso noi tutti ci incontriamo per strada, non ci guardiamo, siamo tutti chiusi in noi stessi e nemmeno pensiamo di rivolgere la parola al nostro vicino magari con un buongiorno od un ciao, il cammino permette l'incontro con le persone, l'umanità che sempre ci circonda e che spesso non si ascolta e non si guarda perché presi dalla vita di tutti i giorni, frenetica e tesa più a ciò che sarà che non al presente, trascurando la comprensione e la scoperta dell'essenzialità nella vita, la consapevolezza che il mondo che ci circonda non è nostro, noi siamo ospiti ed è nostro dovere salvaguardare tutto ciò che di naturale ci circonda, donatoci da Dio durante il nostro passaggio terreno, anche per i nostri figli e per le future generazioni.
Antonio, maestro di vita, nel percorrere i tuoi passi lungo il tuo cammino da Camposampiero a Padova ci hai guidato nell'umiltà del pellegrino che affronta con spirito aperto il mondo che ci circonda.
Grazie Sant'Antonio e, come si dice lungo i cammini, “Ultreya! Suseya!” l’incoraggiamento che da secoli i pellegrini in direzione alla loro meta si scambiano tra loro, un incoraggiamento a proseguire, ad andare avanti per giungere finalmente alla meta, con spirito aperto e senza perdersi d’animo e spero che tanti altri pellegrini desiderino percorrere i tuoi passi da Camposampiero a l'Arcella per giungere alla Basilica del Santo.
Mario