Si è rinnovata domenica a Gradisca la festa della Beata Vergine Addolorata. Particolarmente solenne la celebrazione del pomeriggio che è stata presieduta dal Vicario Generale dell’Arcidiocesi monsignor Armando Zorzin, affiancato dal parroco don Stefano Goina e da altri sacerdoti. La celebrazione è stata accompagnata dal coro giovanile dei Sacri Cantores Theresiani che ha cantato la Messa “Cerviana” e lo “Stabat Mater” di Haydn-Tartini. A seguire si è snodata la processione per le vie cittadine accompagnata dalla Filarmonica “Candotti” di Pieris e dagli scampanotadôrs. L’atto di affidamento della città a Maria Addolorata ha concluso l’intensa celebrazione, che per l’ottavo anno si è svolta nel Duomo cittadino. Particolarmente nutrita la presenza degli Scout del Gradisca 1° che hanno voluto aprire così le celebrazioni per il 70° di fondazione che si svolgeranno a fine mese.
NOTE STORICHE
A cento anni dall’incendio del 1917 durante la ritirata di Caporetto
Da oltre 400 anni la Madonna Addolorata è la protettrice della città, sin da quando la sua statua venne trovata – così la tradizione – in un cassone ai piedi del castello, assieme ad una statua di S. Anna, portata dalla piena del fiume Isonzo. L’avvenimento dovrebbe risalire al XVI secolo, in quanto già nel 1603 è attestata l’erezione di un’Arciconfraternita dedicata alla Beata Vergine Addolorata. Non si può scordare anche una data significativa, il 12 agosto 1744, quando la Convocazione Gradiscana proclamò l’Addolorata patrona della città e stabilì di portare la sua statua ogni anno con regolarità in processione.
La festa quest’anno cade a cento anni esatti di distanza dal terribile incendio che colpì l’edificio sacro nel 1917, durante la ritirata di Caporetto, causando la perdita irreparabile di un patrimonio di arte e storia, come ad esempio il grande affresco settecentesco del soffitto di Gaetano Zompini raffigurante l’apparizione della Vergine ai sette fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria.
Racconta nelle Cronache gradiscane don Carlo Stacul, che “Nei primi tempi dell’occupazione italiana le Vie del Ponte, della Loggia vennero ostruite da barricate, formate coi mobili delle case, che rese inutili, vennero ammassate parte nel teatro e parte nella chiesa della Madonna. Venuto poi a Gradisca nel 1917 il zelantissimo sacerdote (militare) dott. Alberto Canestri, canonico e professore nel Seminario di Forlì, quale Reggente della parrocchia, pei pochi fedeli che erano rimpatriati, questi, per suggerimento della sig.na Caterina de Finetti, fece trasportare nella parrocchiale tutti gli arredi e le sacre suppettili della chiesa dell’Addolorata insieme all’Effigie della Madonna ed al suo trono. La statua stessa, rinvenuta nella sua nicchia tutta coperta di polvere e senza la mano destra, asportata a scopo di furto, perché inanellata, fu novellamente ricoperta di un bel manto, acquistato a Udine con generosa offerta di pie persone. Fra queste non devono essere dimenticate, oltre alla suddetta Sig.na de Finetti Caterina, la Sig.na Vidic Valeria e la sig.a Giacomina Fallig-Piccinini, ora defunte. Posta dapprima la S. Immagine sull’altare di S. Anna, nella Cappella Turriana, venne solennemente esposta sul suo trono la 3. domenica di Settembre (1917, n.d.a), che si volle celebrata di nuovo, e per la prima volta durante la guerra, con tutta solennità. In questa circostanza alcuni fanciulli e fanciulle fecero la loro 1^ Comunione. Oh come giubilarono i pochi Gradiscani! Ammiriamo qui di nuovo la provvidenza di Dio, il quale volle in tal modo preservata dalle fiamme la S. Icona, mentre un mese dopo bruciò insieme ad altri edifici la Chiesa stessa dell’Addolorata! Ciò nella ritirata di Caporetto il 27 ottobre 1917. Il fuoco, alimentato potentemente dalla catasta di mobili, distrusse ad eccezione dei muri e della volta del presbiterio, costruita di mattoni, tutto: il tetto, l’organo, la bussola, il pulpito, i banchi, persino gli altari, la balaustrata, il pavimento, la Sagrestia e la casa attigua. Una vera desolazione, uno schianto pel cuore di ogni cittadino! Ma un conforto recava il pensiero, che almeno la S. Effigie dell’Addolorata aveva scampato anche in questa congiuntura il pericolo ed era salva”.
Dal fuoco si salvarono, dunque, la statua dell’Addolorata con il suo trono, opera dello scultore Pietro Juri del 1855, le antiche tele rappresentanti i sette fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria e alcuni gonfaloni ottocenteschi che erano stati riposti in Duomo. La chiesa verrà solennemente riaperta al culto appena nel 1923.
Andrea Nicolausig