Domenica 20 settembre la città di Gradisca è in festa per la Vergine Addolorata, patrona e protettrice della città. I festeggiamenti, che inizieranno come da ultracentenaria tradizione, con l’Ottavario di preparazione, culmineranno con la processione che si snoderà per il 271° anno consecutivo (dal 1744) per le vie principali del centro storico, addobbate a festa. Per l’occasione affluiranno in città ancora molti gradiscani che vivono altrove e numerosi fedeli provenienti dalle parrocchie del Decanato. La festa di quest’anno assumerà dei connotati di speciale commozione e coinvolgimento per il saluto del parroco don Maurizio che, dopo 17 intensi anni, lascia la guida della comunità parrocchiale.
Le origini di una devozione
L’origine della devozione alla Madonna Addolorata è molto antica e si può ben pensare che non sia di molto successiva a quel 6 agosto 1505, quando Girolamo de Franceschi, suffraganeo del patriarca di Aquileia consacrava la chiesa dedicandola al Ss.mo Salvatore. Il tempio, eretto su indicazione del Doge Giovanni Mocenigo, sarebbe dovuto servire per i bisogni spirituali della nascente cittadella gradiscana.
Poco o nulla è dato sapere sulle origini della statua della Madonna Addolorata, in quanto la storia diventa leggenda: “Una pia tradizione racconta, che le acque dell’Isonzo trasportassero la statua di legno, rappresentante la B.V. dei dolori presso le mura della città, e precisamente dietro la Chiesa dei PP. Serviti, di dove venne levata dalle acque ed onorevolmente trasportata e posta sull’altare de’ Santi Marco, Giorgio e Martino, che in seguito alla Vergine benedetta fu dedicato. Di qui ebbe i suoi inizii quella devozione che crebbe mirabilmente, quando, istituita l’Arciconfraternita dedicata a questa Beata Vergine, Papa Clemente VII, con Breve 21 aprile 1603, concedeva speciali privilegi ed indulgenze”.
La devozione all’Addolorata crebbe a tal punto da convincere la Deputazione gradiscana a proclamarla, nel 1744, Patrona e Protettrice della città. Da quel fausto avvenimento si stabilì di istituire una processione da farsi con regolarità la Domenica di Passione; questa consuetudine venne mantenuta per parecchi decenni, mentre dal 1850 - a ricordo della riapertura della chiesa dopo la devastazione napoleonica - si passò alla terza domenica di settembre, come tutt’ora è tradizione.
Musica per l’Addolorata
Da sempre le celebrazioni dell’Addolorata sono state accompagnate dalle note di valenti cantori e musicisti: le cronache parrocchiali annotano sin dal 1783 che “nella chiesa dei Padri Serviti, per la solennità di Maria Vergine Addolorata, previo l’invito, cantò messa solenne il parroco, accompagnato da bellissima musica”, mentre nel 1784 la Messa fu “accompagnata da bella musica eseguita da questi signori dilettanti gradiscani, e da diversi musici della banda militare di Gorizia”; nel 1798, invece, si segnala “Musica dei dilettanti gradiscani e dei musici del Reggimento ungherese Alvinzy”.
Anche nel corso dell’Ottocento numerose sono le annotazioni dei vari cronisti che menzionano sempre la presenza di cantori e musicisti per la festa dell’Addolorata. Ad esempio nel 1805 “la messa fu accompagnata da scelte musiche tanto di questi dilettanti che di altri musici venuti da Gorizia”. Notizie più dettagliate nel 1814 quando si legge che “il parroco ebbe la messa solenne accompagnata con musica di strumenti di arco e fiato”, mentre nel 1870 è annotata una Messa cantata e l’“orchestra fu composta da dilettanti esclusivamente del luogo”. Nel 1898, “Il giorno 18 settembre, invitato dal parroco si degnava di venire a tenere un solenne pontificale e a guidare la solita processione l’amatissimo Principe Arcivescovo Giacomo dott. Missia, che celebrò la messa accompagnata da un coro robusto e rinforzato da buone voci di fuori. Il coro cantò la messa “Hoc est corpus meum” a tre voci del maestro don Lorenzo Perosi, che per Gradisca rappresenta una novità”.
Nel Novecento le descrizioni si fanno sempre più dettagliate ed interessanti: nel 1923 “Messa celebrata al mattino con grande assistenza di clero e col canto della messa perosiana, la Pontificalis, accompagnata dalla ormai celebre orchestra dell’Itala sotto la esperta direzione del signor maestro Slanisca. La “Schola cantorum” di Bruma, coadiuvata da uno stuolo di fanciulle eseguì alla perfezione la parte di canto. All’Offertorio le fanciulle eseguirono con grande effetto parte dello “Stabat Mater” a due voci del Bottazzo”.
Durante la processione “la banda gradiscana suonava ad intermezzi il tradizionale “Stabat Mater”, impressionando religiosamente i cuori di tutti quelli con quella patetica melodia”.
Nel 1927 “accompagnò il rito sacro un robusto coro, che sotto la direzione del bravo maestro Marcello Slanisca, eseguì la Messa Pontificale Prima del m.o Perosi, come pure dei bellissimi mottetti al Graduale e all’Offertorio. Rientrata la processione in chiesa fu eseguito, sotto la direzione di un sacerdote molto appassionato per l’arte dei suoni, il Molto Rev.do parroco della chiesa di Santo Spirito don Sisto Avian, da poderoso coro distribuito a quattro voci, lo Stabat Mater del m.o Rheinberger. L’esecuzione di questa composizione, che nella festa dell’Addolorata è fatta sentire annualmente anche nella chiesa della SS. Annunziata a Firenze, fu ascoltata con vera e devota attenzione dalla folla che gremiva la vasta chiesa”.
Nel 1933 “la schola cantorum locale eseguì la Missa Pontificalis II del m.o Perosi. Nel pomeriggio, dopo la predica, uscì devota ed ordinata la tradizionale processione che, guidata dal Rev.mo dott. Delfabro, tra le dolenti e patetiche note dello Stabat Mater del Haydn-Tartini, ben sostenuto dalla banda cittadina, percorse le vie Battisti, Dante, Piazzale Unità e per via Ciotti fece ritorno in chiesa. Veniva quindi esposto il Santissimo ed impartita la Benedizione Eucaristica. Alla funzione pomeridiana venne eseguito “O salutaris” del Nider, “Stabat Mater” del Tomadini e “Tantum ergo” del Perosi, sotto la direzione del sig. C. Delfabro, con all’organo il m.o Valentino Patuna. Il canto popolare del “Mira il tuo popolo” pose termine alla bella solennità”.
Lo Stabat Mater di Haydn-Tartini
Ci sono delle composizioni che riescono ad unire in modo mirabile la musica ed il sentimento religioso: la loro esecuzione diventa immediatamente popolare perché riesce ad esprimere proprio l’anima di una città.
Tra i tanti brani che caratterizzano la Festa dell’Addolorata, oltre allo Stabat Mater del Bottazzo, vi è uno Stabat Mater squisitamente gradiscano, che si eseguiva “da sempre” e che è conosciuto come “di Haydn e Tartini”.
Di questa composizione dall’origine così sconosciuta scrive Ettore Patuna in un articolo del 1954: “Il coro procede lento e sommesso, interprete dell’anima ricolma di alta e commossa religiosità. Una musica piana, solenne, pacata accompagna i versi dello “Stabat Mater”, dà colore e vita alla semplice lauda di Iacopone da Todi; una musica connaturata, quasi, per trapassar di decenni, col sentimento che tradizione patria e religiosa infusero nel cuore dei devoti; musica insostituibile nella grande cerimonia cittadina, perché entrata ormai profondamente nello spirito nostro.
Lo sentono le folle procedenti nel pio corteo: sentono dolce poesia e fra le antiche mura ripetono il canto che le vecchie generazioni tramandarono alle nuove in una continuità non interrotta se non dalle guerre.
La composizione musicale del nostro “Stabat Mater” risulta dall’unione fatta, non si sa quando né da chi, di una preghiera di Haydn e di un’altra scritta da Tartini. Due parti che sembrano dello stesso autore e della stessa anima: la loro fusione è compiuta. La strumentazione per banda che si eseguiva finora era mancante di varietà e rotondità. Il nostro maestro Eulambio si accinse a farne una nuova e si mise con amore intorno a quelle note che esprimono con accenti di sublime verità, il dolore. La sua arte ha saputo infondere nella nuova elaborazione il sangue di una vita più fresca e più vigorosa. A ciò occorreva una mano delicata che sapesse operare con energia insieme e con raffinatezza, un’anima che d’altronde non dimenticasse certo rispettoso riguardo per i grandi nomi degli autori. Tutto ciò comprese quell’artista e donò generosamente, espressione del suo attaccamento alla nostra città, alla Vergine dei sette dolori con cuore gentile e nobile, oltre alla sua devozione, anche questa sua rielaborazione dello “Stabat” da tutti apprezzata ed altamente lodata”.
Una trascrizione del maestro Michele Eulambio è datata novembre 1945, mentre un’altra partitura per banda risale al 1927. Un’annotazione del 18 settembre 1973 ci fornisce ulteriori informazioni: “Come ogni anno si è svolta la processione dell’Addolorata. Secondo vecchia consuetudine, la banda in questa circostanza eseguiva uno “Stabat Mater” formato probabilmente dal maestro organista Antonio Pippan, che solennizzò le celebrazioni domenicali sulla tastiera dell’organo fra il 1834 e il 1874, unendo in modo felice ed appropriato due frammenti musicali di Giuseppe Tartini e di Joseph Haydn. I due frammenti sgorgati da talenti così diversi l’uno dall’altro, si sono innestati l’un l’altro in modo tanto naturale da sembrare frutto di una medesima ispirazione. Conoscendo il raffinato senso musicale dei gradiscani, che spesso per loro diletto, anche nei secoli trascorsi, avevano prodotto concerti, talora eseguiti da locali “dilettanti” e talvolta con il rinforzo di qualche musicante cormonese o goriziano, è probabile che il Pippan presentasse questa delicata composizione, profondamente o meglio, emotivamente mistica, il 22 settembre 1850 in occasione della grande processione del trasloco della statua della B.V.Addolorata, che dopo una permanenza di quaranta anni in Duomo, ritornava nella sede appena riaperta al culto. La musica aveva subito alcune rielaborazioni effettuate da diversi maestri, tra le quali una del defunto maestro Eulambio”.
Suggestioni? Verità? Non lo sappiamo, ma siamo consapevoli che le note dello “Stabat Mater di Haydn e Tartini” possano rinforzare e ridare “colore” e “sentimento” alla devozione dei gradiscani per la Vergine Addolorata. Il brano verrà riproposto domenica 20 settembre durante la Celebrazione Eucaristica delle ore 17.00 dai Sacri Cantores Theresiani ed eseguito successivamente dalla Filarmonica “Candotti” di Pieris.
Andrea Nicolausig