Entusiasmante il pellegrinaggio a Torino per il bicentenario di don Bosco e per la Sindone.
Le tre giornate non solo meteorologicamente caldissime, nel senso che hanno riscaldato davvero le menti e i cuori dei partecipanti emozionandoli non poco.
Queste hanno avuto inizio con la visita ai luoghi della memoria storica, santificati dalla presenza e dall’instancabile opera apostolica del prete dei giovani al Valdocco con i suoi immensi spazi educativi e ricreativi e la basilica-Santuario di Maria Ausiliatrice, chiesa eretta dallo stesso San Giovanni Bosco come monumento di riconoscenza alla Vergine Maria, centro spirituale dell'Opera Salesiana di tutto il mondo.
E’ seguita la visita alla Basilica di Superga, costruzione che si deve a Filippo Juvarra, architetto messinese di Casa Savoia. Dalla cupola si è potuto ammirare, dopo una chiusura protrattasi per quarant’anni, nonostante la cappa di calore sulla città, uno dei panorami più belli d’Europa. Infine la vista alla magnificenza delle tombe reali di Casa Savoia nei sotterranei della stessa basilica.
La mattinata del secondo giorno è stata dedicata alla visita allo straordinario Museo Egizio, inaugurato, dopo gli ampliamenti e i restauri appena due mesi fa, una realtà complessa e preziosa difficile da esprimere, che mostra in tutta la sua bellezza la storia e la cultura egizia, la bravura delle guide ha portato il gruppo attraverso i millenni della civiltà sorta sulle rive del Nilo.
Il pomeriggio invece è stato riservato tutto al tema della Sindone, iniziando dalla visita al Museo della Sindone, capace di illustrare ogni particolare del sacro lino, le sue vicende storiche e la sua scientificità, oltre che al valore religioso. Momento culminante è stata la S. Messa celebrata dal parroco nella chiesa del santo Sudario, legata allo stesso Museo. Nell’omelia don Maurizio, tra gli altri, ha citato Papa Francesco affermando, con le sue parole, che di lì a poco “il nostro non sarà un semplice osservare, ma un venerare, uno sguardo di fede, un lasciarci guardare”.
E così è stato, dopo il lungo percorso di un’ora e mezza di fila attraverso i giardini reali fino all’ingresso in Duomo, dove nella penombra si è rimasti senza parole davanti a quel segno, a quella reliquia venerata da secoli e trasmettitrice di un messaggio di vita e risurrezione. I pochi minuti sono stati premiati da una forte emozione religiosa e di fede, vero dono delle giornate di pellegrinaggio.
La domenica sulla via del ritorno, la sosta a Mesero con la Messa nel santuario di Santa Gianna Beretta Molla, accolti e salutati dal rettore Monsignor Masperi che ha illustrato la vita di Santa Gianna.
La sosta per il pranzo al Santuario di Caravaggio ha concluso una tre giorni di vera amicizia, di cultura e di fede, nonché di incontro e conoscenza reciproca di fedeli di diverse parrocchie.